La Consulta dovrà giudicare se è in linea con la Costituzione. Angiolini: “Precarizzata la vita di tutti gli immigrati”
Roma – 8 giugno 2010 – Giorni decisivi per il “reato di ingresso e soggiorno clandestino nel territorio dello Stato”. Tra oggi e domani il cardine della legge sulla sicurezza voluta dal governo sarà all’esame della Consulta, chiamata a decidere se è in linea con la nostra Costituzione.
A metterlo in dubbio sono almeno centodieci giudici, che da un capo all’altro della penisola hanno sollevato questioni di legittimità costituzionale sospendendo i processi a carico di altrettanti clandestini.
Tra questi c’è Ibrahima D., un giovane senegalese sorpreso dai carabinieri senza permesso di soggiorno a Fano il 25 agosto agosto. Il magistrato di Pesaro chiamato a giudicarlo ha passato la palla alla Consulta, sospettando che il reato di clandestinità violi diversi principi costituzionali: ragionevolezza, uguaglianza, personalità della responsabilità penale, solidarietà e rispetto del diritto internazionale.
Proprio il caso di Ibrahima D. è il primo a finire di fronte alla Corte Costituzionale, se ne discuterà stamattina in udienza pubblica e domani, insieme ad altri, in Camera di Consiglio. Questo vuol dire che già domani la Corte potrebbe far sapere se il reato è costituzionalmente valido o, nel caso non lo fosse, se va cancellato.
Vittorio Angiolini, professore di diritto costituzionale alla statale di Milano, rappresenta in giudizio il giovane senegalese e sa che la battaglia sarà dura, così come importante è la posta in gioco. "L’idea che quando perdi il permesso di soggiorno diventi un criminale segna tutta la vita di ogni immigrato, anche di chi è regolare. Il timore di perdere la regolarità precarizza la vita" dice.
Stranamente, nell’udienza di oggi non interverrà il governo. Il professore Angiolini ci scherza su: "Può voler dire due cose, o sono molto sicuri di vincere, o sono molto sicuri di perdere". Non rimane che vedere come andrà a finire.
Elvio Pasca