Alfano: “Da lì i rifugiati potrebbero poi distribuiti equamente in Europa”. Ma non tutti i nostri partner sono d'accordo. “Un milione pronti a partire? Stime difficili”
Roma – 13 marzo 2015 – “La nostra idea è di costituire dei campi in Africa, sull'altra sponda del Mediterraneo, in modo tale che lì si facciano le richieste d'asilo e che lì si dica sì o no. Coloro a cui si dice no restano lì, gli altri ovviamente devono essere ripartiti e divisi in modo equo fra tutti i Paesi europei”.
Questa la proposta portata ieri a Bruxelles dal ministro dell’Interno Angelino Alfano, intervenuto al Consiglio Affari interni Ue che aveva all’ordine del giorno lotta al terrorismo e immigrazione. Non si tratterebbe di una missione di Polizia, ma di “una missione umanitaria che consenta all'Europa di fare lì uno screening e di sottrarre un bacino di mercato enorme ai mercanti di morte e ai trafficanti di esseri umani”.
“Non è un'azione –ha sottolineato il titolare del Viminale – che si possa immaginare facciano solo i governi o gli Stati, ma sarà indispensabile il supporto delle organizzazioni umanitarie multilaterali”. Potrebbero insomma essere coinvolti, ad esempio, l’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati (Unhcr) e l’Organizzazione Mondiale per le migrazioni (Oim). “Quanto alle questioni tecniche e organizzative si dovrà discutere quando ci sarà il sì politico a questa proposta”.
La proposta italiana avrebbe già incassato l'appoggio di Francia e Germania, ma bisognerà superare le resistenze di altri partener europei. Spagna, Regno Unito e alcuni Paesi dell'Est non vorrebbero infatti ritrovarsi ad accettare profughi dai capi in Africa, che invece, alla luce del regolamento di Dublino, resterebbero solo di competenza dell'Italia se continuassero ad arrivare sulle nostre coste.
"Le posizioni sono ancora divergenti", ha detto ieri il ministro lettone Rihard Koslovskis, presidente di turno del consiglio Ue.
Alfano ha commentato anche l’allarme lanciato la scorsa settimana da Fabrice Leggeri, direttore dell’Agenzia per le Frontiere Ue Frrontex, secondo il quale in Libia ci sarebbero tra 500 mila e 1 milione di persone pronte a salire sui barconi per attraversare il Mediterraneo.
“Le stime sulla popolazione che si ammassa in Libia in attesa di venire attraverso il Mediterraneo non possono essere precise al dettaglio” ha precisato il ministro dell’Interno, ma “la pressione è altissima” ed è “dovere della comunità internazionale trovare una soluzione”. “La strada diplomatica resta quella principale. Se non si risolve la questione libica è inutile parlare di immigrazione con la speranza di bloccare le partenze”.