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Profughi. Alfano: “Soccorrere non basta, la causa del problema è in Libia”

Il ministro dell'Interno: "È un Paese in preda al caos, i trafficanti operano indisturbati. L'Ue intervenga, rischiamo un califfato islamico a poche miglia"

Roma – 13 febbraio 2015 – "Per quanti sforzi l'Italia e l'Europa potranno mai fare per il soccorso in mare o per l'accoglienza sul proprio territorio, nessuna risposta potrà mai essere adeguata a fare fronte al problema perché questo significa curare i sintomi e non la causa della malattia". Solo intervenendo in Libia, un "Paese fuori controllo e in preda al caos", si potranno fermare le partenze dei barconi e quindi le stragi del mare.

Il ministro dell'Interno Angelino Alfano è sulla stessa linea del premier Matteo Renzi che, dice, "ha individuato il centro del problema. E ancora più è valso farlo in ambito europeo".

"Senza una rapida mobilitazione generale per la Libia – dice oggi Alfano – assisteremo ancora ad altre tragedie in mare e correremo il rischio di vedere installato un califfato islamico non in Siria o in Iraq, ma alle nostre porte, ancora più esplicitamente a poche miglia nautiche dalle nostre coste che sono coste italiane ed europee. Oltre l'ottanta per cento degli immigrati irregolari che arrivano in Italia, partono dalle coste libiche, vittime di trafficanti senza scrupoli che operano indisturbati perché non c’è nessuna autorità statale che li contrasti".

"La Libia, per l'Italia e per l'intera Europa – ribadisce il titolare del Viminale – deve essere considerata una priorità come, giustamente, lo è in questo momento l'Ucraina. Riconosciamo e apprezziamo l'impegno della comunità internazionale e soprattutto delle Nazioni Unite per una soluzione alla crisi libica, ma occorre fare molto di più e l'Italia, come ha affermato il Presidente del Consiglio, è pronta a fare la propria parte".

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