“I cuori degli italiani vanno dati di preferenza agli italiani”. Un cardiochirurgo di Padova si rifiuta di operare un marittimo romeno colpito da infarto. “Nessun razzismo, rispettati i protocolli”
Roma – 23 agosto 2012 – “Ha bisogno di un cuore nuovo? Vada a cercarselo in Romania”.
È il succo della consulenza che un cardiochirurgo dell’Ospedale di Padova avrebbe dato all’ospedale di Mestre, valutando il caso di G.M. 53 anni, un marittimo romeno ricoverato in nella struttura sanitaria dopo un grave infarto. Secondo il luminare, racconta oggi il Gazzettino, l’uomo doveva tornare in patria “per continuare le cure” ed eventualmente “mettersi in lista per il trapianto”.
Fatto sta che G.M., che lavora per un armatore italiano, viveva grazie alla macchina della circolazione extracorporea e così da Mestre, prima di avviare un improbabile trasferimento aereo, hanno chiesto aiuto all’Ospedale di Udine, che pure è specializzato in trapianti. E lì martedì scorso l’uomo è stato operato e tra poco potrà rimettersi in piedi grazie al cuore di un donatore.
A far discutere di più sarebbero le motivazioni addotte dal cardiochirurgo padovano che si è rifiutato di operarlo. Secondo le testimonianze raccolte dal quotidiano, si sarebbe giustificato dicendo che “stando alle indicazioni del Nord Italia Transplant [il centro interregionale di riferimento per i trapianti n.d.r.], i cuori degli italiani vanno dati di preferenza agli italiani”.
Il caso sta avendo un’ eco anche nella politica locale. Il vicepresidente della commissione Sanita’ del Consiglio veneto, Claudio Sinigaglia (Pd), dice di trovarlo “incredibile, addirittura allucinante” e chiede all’assessore regionale alla sanità Luca Coletto e ai vertici dell’ospedale di Padova di “fare chiarezza sulle linee di condotta del Veneto in materia di trapianti” e “fugare ogni dubbio malevolo, o peggio razzista, su una vicenda assurda che rischia di minare l’immagine e la deontologia di uno dei fiori all’occhiello della sanita’ veneta”.
Il direttore della Azienda ospedaliera di Padova, Giampietro Rupolo, smentisce però la ricostruzione del Gazzettino. “Alla richiesta dei sanitari di Mestre di una consulenza sul caso, la Cardiochirurgia di Padova ha prontamente dato la propria disponibilità. Ha chiesto semplicemente, come da prassi e dai regolamenti aziendali, una richiesta scritta a tutela delle norme di copertura assicurativa e legale” dice.
Il paziente, aggiunge Rupolo, non era in condizioni gravissime: “Si trovava in terapia Ecmo, estubato, cosciente e stabile” e tutti i protocolli sono stati seguiti “con piena correttezza”. “Queste – ribadisce il direttore – sono le precise indicazioni del Nord Italia Transplant: data la tragica scarsità di organi quando un ammalato, che non è nelle nostre liste d’attesa nazionali, può essere trasportato nel suo Paese di provenienza, perchè anche lì esiste un centro trapianti, lo si deve fare. E in questo caso era possibile farlo”.
Nessun razzismo, quindi. “Solo nell’ultimo anno- sottolinea Rupolo – quasi il 10% dei trapiantati a Padova era cittadino straniero. Un ragazzo ghanese di 19 anni, in vita solo grazie a un sistema di assistenza ventricolare, è ora qui da noi all’Ospedale di Padova in attesa di un cuore nuovo”.
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