La pratica sarebbe prevista dagli accordi tra i due governi. La denuncia di Redattore Sociale: “A rischio il diritto d’asilo”
Roma – 30 agosto 2011- Sembra che l’allarme lanciato la scorsa settimana dall’Arci sulla ripresa dei respingimenti in mare (leggi qui l’articolo) abbia riportato alla luce una prassi che sembrava finalmente abbandonata dal nostro governo.
Invece nelle ultime ore è tornata prepotentemente in primo piano quest’attività dopo che a renderlo noto è stata un’agenzia stampa, Redattore Sociale, citando fonti anonime all’interno delle stesse operazioni di respingimento.
Secondo queste indiscrezioni il Governo italiano e quello tunisino, all’interno del loro accordo, avrebbero previsto anche la possibilità di collaborare nei respingimenti, in modo da frenare l’approdo sull’isola di Lampedusa.
I controlli, secondo la denuncia di Redattore Sociale, avverrebbero lungo la rotta ovest dell’isola, ovvero quella proveniente dalle coste tunisine. Una volta identificate le imbarcazioni, queste vengono raggiunte dalle motovedette italiane che traggono a bordo gli immigrati per poi consegnarli alle autorità tunisine che procedono con il ritorno in patria.
Secondo la denuncia dell’agenzia stampa però, queste identificazioni avvengono “in modo sommario” mentre l’altro aspetto sul quale si basa il respingimento sono i tratti somatici “i militari intuiscono ad occhio se si tratta di somali, sub sahariani o arabi” sottolinea Redattore Sociale.
Tutti elementi che sarebbero contrari alla normativa europea che prevede un controllo obbligatorio e capillare di chi è a bordo delle imbarcazioni, per verificare coloro i quali possono essere nelle condizioni di richiedere asilo.
Una denuncia quindi che, se verificata, rischia nuovamente di mettere l’Italia in una situazione d’imbarazzo internazionale, visto il precedente del 2009 quando stipulammo con Gheddafi accordi simili per i respingimenti degli immigrati e sui quali grava ancora l’attesa sentenza del tribunale di Strasburgo.
M.I.