L’ex consigliera leghista è accusata di aver istigato alla violenza per motivi razziali con il suo post su facebook contro la ministra dell'Integrazione. Giudizio per direttissima il primo luglio
Roma – 25 giugno 2013 – Dopo l’ espulsione dalla Lega Nord, alla consigliera di quartiere padovana Dolores Valandro il post delirante contro Cècile Kyenge potrebbe costare ancora più caro: una condanna per razzismo.
Due settimane fa Valandro, commentando su facebook la notizia di uno stupro tentato da un uomo somalo contro due ragazze romene a Genova aveva tirato in ballo la ministra dell’Integrazione: “Ma mai nessuno che se la stupri, così tanto per capire cosa può provare la vittima di questo efferato reato? Vergogna”. Troppo anche per il Carroccio, che la sera stessa l’aveva più voluta tra i suoi membri.
Il caso, oltre a riempire le pagine dei giornali, è finito grazie a un rapporto della Digos sui tavoli della Procura di Padova , che ha disposto nei confronti dell’ormai ex leghista il giudizio in direttissima per violazione della legge Mancino in materia di discriminazione razziale, etnico e religiosa. In particolare, nel decreto di citazione firmato dal sostituto Matteo Stuccilli, Valandro viene accusata di incitazione alla violenza (sessuale) per motivi razziali, la pena prevista in caso di condanna va dai sei mesi ai quattro anni.
Il processo inizierà tra pochi giorni, il primo luglio. Entro l’autunno potrebbe già arrivare la sentenza di primio grado.
Tra i pochi che avevano mostrato solidarietà a Valandro anzichè a Kyenge c’è l’ex deputata leghista padovana Paola Goisis, fedelissima di Bossi espulsa da partito per aver criticato i nuovi vertici. Oggi, sul Corriere del Veneto, Goisis se la prende con la Procura: “E' inaccettabile, dove sta la giustizia? Da una parte abbiamo una giustizia che cerca giustificazioni e poi magari fa anche uscire di carcere chi uccide padre e madre, e poi è veloce e usa il pugno di ferro con chi si è macchiata di uno sfogo, seppur deplorevole, ma dettato da una situazione che a Padova si vive”.