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“Noi seconde generazioni, chiuse fuori casa nostra”

Queenia Pereira de Oliveira e la situazione dei nuovi italiani. "Stiamo crescendo e vogliamo diritti certi"
Roma – 22 aprile 2010 – "Uscire da casa con un paio di chiavi, sapendo che il padrone di casa (mia) può cambiare la serratura e lasciarmi fuori". Così la giovane poetessa Queenia Pereira de Oliveira descrive la situazione esistenziale delle seconde generazioni, italiani col permesso di soggiorno.

queenia2big22.png Madre Brasiliana, padre nigeriano, Queenia ha ventiquattro anni, è cresciuta in Italia e sta per laurearsi in scienze politiche e relazioni internazionali alla Sapienza. Ma non è ancora cittadina italiana. Perché?

"Per colpa – dice – di una legge ingiusta, che non ricomprende la nuova generazione che sta ripopolando l’Italia ossia le seconde generazioni, figli di immigrati nati o cresciuti in Italia. Molti di loro,me compresa, vivono questa situazione di precariato dei diritti e sono legati a un permesso di soggiorno".

Ti senti più Italiana o straniera?

"Io mi sento un misto di cose,penso che il lavoro identitario che fa una seconda generazione sia molto complesso,ora posso dirti che mi sento sicuramente italiana ma allo stesso tempo nigeriana e brasiliana,diciamo che nulla esclude l’altro".

E gli altri come ti considerano, italiana o straniera?
"Se per altri  intendiamo i miei affetti,la mia famiglia,mi considerano italiana. Gli "altri" magari si fanno forviare dal nome e cognome e dall’apparenza e alla prima  occhiata pensano che non sono italiana, ma poi si ricredono".

Ti senti accettata in italia?
"Il concetto  dell’accettazione l’ho proprio scavalcato essendo arrivata in Italia quando  avevo 5 anni,non ho quindi dovuto fare un processo di integrazione in una  realtà a me estranea dato che da bambini è tutto più semplice".

 Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
"Combattere per modificare questa legge sulla cittadinanza. Questa lotta viene portata avanti  dall’organizzazione in cui collaboro che è la Rete G2-Seconde Generazioni".

 Cosa pensi della legge sulla cittadinanza italiana che nega la cittadinanza ai figli degli stranieri nati in Italia?

“Non penso sia giusto parlare di negazione  di cittadinanza, io parlerei di assenza di determinate ipotesi di naturalizzazione di un figlio di immigrati cresciuto in Italia e ciò fa si che  nascano seri problemi per chi è legato a un permesso di soggiorno di breve durata pur essendo italiano a tutti gli effetti ma non sulla carta".

Che pensi delle leggi italiane sull’immigrazione? 
"Penso che l’Italia nei confronti dell’immigrazione e dei migranti in generale  abbia fatto un grossissimo passo indietro e spero sia solamente per prendere la  rincorsa e fare un bel balzo in avanti". 

Cosa diresti al presidente della Repubblica Italiana e al premier? 

"Direi di iniziare a pensare concretamente al futuro dei giovani, e al futuro  delle seconde generazioni che qui in Italia stanno crescendo senza alcuna  sicurezza".

Cosa ti ha motivato a scrivere la poesia Consapevolezza?

"Consapevolezza  nasce da una sensazione di impossibilità di godersi totalmente la propria vita  e anche dall’essere, appunto, consapevole di non poter fare molte esperienze che  per un giovane sono importantissime, quali le esperienze all’estero,o anche il  diritto di esprimere il proprio voto. Consapevolezza è la voglia di lanciare un messaggio sulla mia situazione e sulla situazione di molti altri e dire  all’Italia che noi esistiamo e che le seconde generazioni non sono solamente  più dei piccoli bambini ma stanno crescendo e vogliono dei diritti certi". 

Stephen Ogongo

Consapevolezza

Non avere la cittadinanza italiana
e vivere nel mio paese legata a un permesso di soggiorno
per me equivale a uscire da casa
con un paio di chiavi,
sapendo che il padrone di casa (mia) può cambiare la serratura
e lasciarmi fuori
fregandosene di tutto ciò che ho dentro casa,

dei miei affetti,
dei miei amici,
della mia famiglia,
della mia vita,
del mio futuro,

vivere nel mio paese con un permesso di soggiorno
è come dover uscire da casa mia e pensare a
chiudere il gas,
abbassare le serrande,
spegnere le luci,

ma anche lasciare accostata la porta avendo paura di non poter rientrare più.

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