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“Nostra figlia curata in ritardo per una tessera scaduta”

La denuncia di una famiglia nigeriana a Milano dopo la morte della loro bambina. L’ospedale: “Non è vero”

Roma – 12 aprile 2010 – “Curata in ritardo  perché non aveva la tessera sanitaria”. È l’accusa lanciata dal  Tommy Odiase, un immigrato nigeriano che vive a Carugate, nel milanese, dopo la morte della figlia Rachele, una bambina di tredici mesi.

La notte del 3 marzo Rachele è scossa da crisi di vomito e i genitori la portano all’ospedale di Cernusco sul Naviglio. Dal Pronto Soccorso la bambina viene dimessa con un referto che parla di condizioni generali “buone”, ma le medicine prescritte dai medici sembrano inefficaci, e così alle due di notte gli Odiase tornano in ospedale.

È a questo punto che, secondo il racconto del padre  riportato oggi da Repubblica, “il personale ci risponde che la bambina ha la tessera sanitaria scaduta, non possiamo visitarla ancora o ricoverarla”. L’uomo ha perso il lavoro e, non potendo rinnovare il permesso di soggiorno, non ha ancora rinnovato nemmeno l’iscrizione al servizio sanitario nazionale per sé e la sua famiglia. Fatto sta che la legge garantisce le cure urgenti a tutti, indipendentemente della regolarità del soggiorno e dell’iscrizione al Ssn.

Tommy Odiase, è ancora la sua ricostruzione,  dà in escandescenza e alle 3 di notte, dpo l’intervento dei Carabinieri,  Rachele viene ricoverata in pediatria. “Fino alle otto del mattino nessuno la visita e non le viene somministrata alcuna flebo, nonostante nostra figlia avesse fortissimi attacchi di dissenteria e non riuscisse più a bere nulla” raccontano i genitori.

Il giorno dopo le cure dei medici non riescono a evitare la tragedia. Alle cinque e mezzo il cuore della bambina cessa di battere. ”I medici avrebbero potuto salvarla se non si fosse perso tutto quel tempo e se le cure fossero state adeguate. Se fosse stata italiana questo non sarebbe successo” accusa il padre, che ha denunciato i medici. La Procura indaga per omicidio colposo, mente si attendono i risultati dell’autopsia.

Se le cose fossero davvero andate così come raccontano i familiari di Rachele, sarebbe gravissimo. Per sapere la verità, bisognerà però attendere l’esito delle indagini.

L’ospedale respinge le accuse

L’ospedale di Cernusco, intanto, ha diffuso una nota in cui smentisce questa ricostruzione.

"La piccola paziente e’ stata ricoverata indipendentemente dalla mancata iscrizione al Servizio sanitario nazionale, cosi’ come avviene per lo straniero temporaneamente presente, regolarmente preso in carico dai Presidi ospedalieri a partire dal pronto soccorso" spiega la direzione sanitaria.  Quanto alle cause della morte "solo sulla base dei risultati dell’esame autoptico sara’ possibile accertare l’esatta dinamica. Questo compito spetta alle autorita’ competenti che si stanno occupando del caso".

"L’accesso al Servizio sanitario regionale – ribadisce la direzione sanitaria – e’ regolamentato da precise normative che garantiscono ai cittadini stranieri l’assistenza sanitaria a parita’ di trattamento rispetto ai cittadini italiani, senza nessuna discriminazione sulla regolarita’ dei documenti di soggiorno. Per questo, l’accusa secondo la quale la bimba sarebbe stata ‘uccisa dalla burocrazia’ e ‘se fosse stata italiana questo non sarebbe successo’ va respinta con fermezza".

 

EP

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