Roma – 13 gennaio 2012 – Oltre cinquecento giovani partiti nei mesi scorsi dalla Tunisia per raggiungere l’Italia sembrano spariti nel nulla. Non hanno più contattato i familiari rimasti in patria, né hanno raggiunto quelli che vivevano qui, anche se a volte sono comparsi nei servizi dei Tg da Lampedusa.
Sulle loro tracce si è messa Rebecca Kraiem, dirigente dell’associazione tunisina “Giuseppe Verdi” di Parma. Rifugiata in Italia da 23 anni, sta bussando ai centri di identificazione e chiede la collaborazione di autorità italiane e tunisine, ad esempio per confrontare le impronte digitali dei desaparecidos con quelle degli ospiti dei Cie.
Intanto, soprattutto in Tunisia, si moltiplicano le ipotesi più inquietanti. Una decina di giorni fa, il giornale “Assabah” ha addirittura pubblicato una ricostruzione (priva di riscontri oggettivi) secondo la quale un centinaio di scomparsi sarebbero arrivati sì in Italia, ma poi sarebbero stati respinti e “messi a morte” nel canale di Sicilia.
Ora il Partito Democratico chiede al governo di intervenire. “Molti dei cinquecento, probabilmente, sono morti durante la traversata, ma sono, però, sicuramente numerosi quelli ancora vivi” scrivono i deputati Livia Turco e Gianclaudio Bressa in un’interrogazione al ministro dell’interno Cancellieri, denunciano che “il problema centrale è proprio l’assoluta assenza di informazioni, imputabile sia alle istituzioni italiane che, in misura sicuramente superiore, a quelle tunisine”.
Chi è arrivato in Italia dalla Tunisia entro il 5 aprile 2011 ha ottenuto un permesso per “protezione umanitaria”, chi è sbarcato dopo può aspettarsi solo un trattamento da clandestino, quindi l’espulsione. Probabile, notano Turco e Bressa, che “i tunisini “spariti” siano trattenuti in alcuni Cie in Italia ma, dal momento che potrebbero aver fornito generalità fittizie rintracciarli è diventata un’impresa davvero ardua”.
I parlamentari chiedono quindi al ministro di far luce su questa vicenda, ma anche “se non ritenga necessario prendere in considerazione la possibilità di applicare a questi cittadini tunisini quanto prima tutte le misure di protezione temporanea previste nel capo III del d.lgs. 286 del 1998”. La garanzia di un permesso di soggiorno potrebbe infatti riportare in vita molti dei cinquecento fantasmi.
EP