Si può fare la guerra a un milione di persone? Meglio aggiustare la mira Roma – 17 febbraio 2009 – Jamel Moamid, il cittadino tunisino che sabato scorso ha stuprato una quindicenne a Bologna, era stato già espulso tre volte. Solo sulla carta, perché tutte e tre le volte non era stato possibile identificarlo con certezza e scortarlo fino in Tunisia.
Cose che capitano, in un Paese che dichiara guerra a un milione di persone e poi alla guerra ci va con tribunali intasati, centri di identificazione che scoppiano e volanti senza benzina.
“Servono leggi più severe” gridano i duri. Ma la legge che c’è non è lassista. Dice: chi è qui senza permesso va accompagnato alla frontiera. Solo in casi eccezionali (non c’è posto nel Centro di identificazione? Non c’è un mezzo per il rimpatrio? Non siamo riusciti a capire bene chi è?) arriva un semplice foglio di via con l’ordine di allontanarsi da soli, non ridete, entro cinque giorni.
L’eccezione però è diventata la regola, perché non cammina la macchina che dovrebbe gestire l’espulsione, né si vedono all’orizzonte cure massicce di soldi e uomini per farla funzionare. Quando i duri gridano “Servono leggi più severe”, non spiegano che queste chiederebbero sforzi più grandi a un sistema che già oggi è da rottamare.
Cose che capitano, dicevamo, in un Paese che dichiara guerra a un milione di persone. E non ha capito chi è davvero il suo nemico.
Pensiamo ai giorni in cui la buona stella di Jamel Moamid ha fatto sfumare il suo rimpatrio. In quelle stesse ore, le cattive stelle della badante Consuelo o del muratore Ivan li hanno fatti incappare nei rari momenti di efficienza del sistema, che è riuscito a rimandarli a casa. Risultato: l’Italia ha cacciato una badante e un muratore, ma si è tenuta un futuro stupratore.
Se fai la guerra a un milione di persone, non ti rimane che sparare nel mucchio, correre dietro a tutti, disperdere le poche forze che hai nel milione di rivoli di un confronto impari. Per espellere tutti, non espelli quasi nessuno, e quei pochi che cacci nella maggior parte dei casi sarebbe meglio tenerli qui ad aiutare alla luce del sole un sistema che non riesce a farne a meno.
Occorre aggiustare la mira. Tirare dalla propria parte le centinaia di migliaia di persone che hanno un onesto lavoro inevitabilmente in nero e rispettano tutte le leggi tranne quella che vorrebbe rimandarli a casa. Per poi concentrarsi su chi non ha trovato in Italia una strada retta per campare.
Non siamo capaci di cacciare un milione di persone, non ne abbiamo bisogno, non ci conviene. Mettiamo allora in regola Ivan e Consuelo, sfoltiamo le fila di questa massa oscura, indefinito spauracchio dei sacerdoti della sicurezza. Solo allora avrà senso chiedere leggi più severe, per correre finalmente dietro a chi fa davvero paura.
Elvio Pasca