Per esistere deve inventarsi un nemico. Dopo le stragi in Norvegia ha subito brandito la spada dell’anti-islamismo, per poi tacere in attesa di una nuova crociata
26 luglio 2011 – Sulla homepage del Giornale.it ora scrivono sommessamente che “la pista islamica è saltata”. Eppure, a leggere la versione del quotidiano berlusconiano arrivata sabato in edicola, pareva non aspettassero altro, mentre dalla tranquilla Oslo piovevano immagini di distruzione e di terrore.
Non aspettavano altro che di poter brandire ancora una volta la spada dell’anti-islamismo, rispolverando la retorica dello “scontro di civiltà”, agitando lo spettro del nemico “diverso”, esercitandosi nel ritratto del musulmano assassino, prodigandosi nella presentazione della crociata necessaria.
“Sono sempre loro, ci attaccano”, è questo il titolo del lungo articolo di Fiamma Nirenstein, una chiamata alle armi che si conclude annunciando l’Apocalisse prossima ventura: «Da oggi non c’è più neutralità per nessuno». Perché ciò che importa, spiega, è che «la guerra dell’islamismo contro la nostra civiltà è feroce e aggressiva».
E giù a snocciolare i nomi delle cellule terroristiche, a elencare i capi di stato conniventi, da Ahmadinejad ad Assad, a criticare la politica troppo debole di Barack Obama. Il tono è questo: si spiega che con questa “zampata del terrore islamico” è iniziata la vendetta di Bin Laden, e che siamo alle porte della Guerra Santa. Si invita l’Occidente alla fermezza contro il nemico, si sbeffeggia il “politically correct” di chi ancora va cianciando di dialogo tra le religioni, si riafferma la superiorità della civiltà cristiana sulla barbarie coranica.
Riecheggiano gli accenti di Oriana Fallaci, divenuta paladina di una destra che si eccita nel combattimento, che si nutre di contrasti insanabili, che scalpita per entrare in guerra. Una destra che per esistere deve inventarsi un nemico.
Poi arriva la notizia che a compiere la strage di Oslo è stato un biondo trentaduenne norvegese, estremista di destra e fondamentalista cristiano. E i fallaciani del Giornale – anziché dilungarsi in riflessioni sulla “violenza insita nella Bibbia”, denunciare il Papa e interrogarsi sul pericolo del neonazismo europeo – preferiranno tacere in attesa di una nuova crociata.