Per lo più sono irregolari che hanno fatto perdere le loro tracce. Il Commissario delle persone scomparse: "Poche denunce da familiari e amici" Roma – 21 maggio 2010 – Quindicimila persone, uomini, donne, per lo più ragazzini. Immaginatele in fila, svanire una a una. Sono i cittadini stranieri scomparsi in Italia e mai più rintracciati.
Li ha contati l’ ultima relazione dell’Ufficio del Commissario Straordinario del Governo per le persone scomparse, organismo istituito nel 2007 presso il ministero dell’Interno. Con tre compiti principali: “Monitorare e analizzare i dati, coordinare le attività che riguardano gli scomparsi con tavoli tecnici e linee guida, mantenere i contatti con le famiglie” spiega a Stranieriinitalia.it il prefetto Michele Penta, che guida l’Ufficio dalla scorsa estate.
Ma perché così tanti stranieri? Quei quindicimila casi sembrano un’enormità, sopratutto se confrontati con i diecimila scomparsi italiani. In realtà è un dato da prendere con le pinze, tenendo conto che il più delle volte non nasce da denunce presentate da parenti e amici, ma dalle segnalazioni delle forze dell’ordine impegnate nel contrasto dell’immigrazione clandestina.
“Buon parte degli adulti censiti sono arrivati in Italia irregolarmente, ad esempio con gli sbarchi in Sicilia, e presi in carico dai centri di accoglienza o di espulsione. Quando i termini per trattenerli sono scaduti prima del rimpatrio, queste persone hanno fatto perdere le loro tracce e così sono entrate nella lista degli scomparsi” dice Penta. Ci sono poi i ‘doppioni’, cioè quelli che, sorpresi di nuovo in Italia, hanno dato un nome diverso prima di evitare un’altra volta il rimpatrio.
Quasi novemila sono i minorenni, ma anche qui conviene andarci con i piedi di piombo prima di immaginare all’opera un esercito di ladri di bambini.
“Abbiamo casi di sottrazione di minori da parte dei uno dei genitori, che aumentano insieme alla diffusione delle coppie miste” racconta il prefetto. Sui giornali finiscono spesso storie di questo tipo: mamma italiana, papà straniero, che quando il matrimonio va rotoli torna in patria col bambino.
Ma a far lievitare i numeri sono soprattutto i minori stranieri non accompagnati. Trovati dalla Polizia, vengono affidati ai Comuni e inseriti in case famiglia e altre strutture di accoglienza, ma moltissimi dopo qualche giorno scappano. Allontanamenti volontari, quindi, che però possono preludere a situazioni drammatiche nei racket della prostituzione o delle elemosine.
C’è poi il registro nazionale dei cadaveri non identificati, ottocento corpi senza nome, che però nascondono tante storie tragiche di immigrazione, come quelli (un centinaio) trovati nei mari o sulle spiagge della Sicilia. Il commissario allarga le braccia: “In questi casi l’identificazione è quasi impossibile. Non c’è una denuncia, non ci sono familiari con i quali confrontare il dna”.
Irregolari che hanno tutto l’interesse a far perdere le loro tracce, cadaveri senza nome. Questo il grosso degli scomparsi stranieri. Poche le denunce ‘classiche’ di scomparsa, quelle che riguardano persone uscite un giorno di casa e mai più tornate: “Nei nostri fascicoli abbiamo qualche cittadino romeno, qualche richiesta presentata dai familiari nei Paesi d’origine attraverso i nostri consolati, ma le denunce di scomparsa tra gli immigrati sono davvero poche, residuali” conclude Penta.
Elvio Pasca