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Razzismo all’asilo, botte al bimbo “caffellatte”

Aggredito dai compagni in un piccolo comune lombardo. Telefono azzurro: "Appellativi come sporco negro vengono usati dai bimbi con eccessiva naturalezza" Roma – 28 maggio 2009 – Hanno iniziato a tormentarlo con dispetti e insulti per il colore della sua pelle. Poi sono passati alle botte, tante da mandarlo all’ospedale. Un canovaccio purtroppo già noto alle cronache, se non fosse che stavolta la vittima e i suoi aggressori sono bimbi dell’asilo.

È la Stampa a raccontare oggi un episodio di baby bullismo aggravato da sentimenti che perlomeno scimmiottano il razzismo dei grandi. In una scuola materna di un piccolo comune lombardo, tra Milano e Como, un bimbo di quattro anni, figlio di un dominicano e di un’italiana, è stato preso a calci nei genitali da un gruppo di compagni che lo chiamavano “caffellatte”.

Le angherie erano iniziate a settembre,   al rientro dalle vacanze. "Sergio (nome di fantasia n.d.r.) piangeva e non voleva più andare all’asilo. Diceva che i suoi amici non gli volevano più bene, che gli facevano i dispetti, ma all’inizio non ha detto che lo insultavano per via della pelle. "Gli dicevo di raccontare tutto alle maestre, convinta che gli attacchi sarebbero finiti. E invece… "ha raccontato la madre del bimbo pestato.

Un mese fa, un gruppetto di compagni di Sergio è passato dagli insulti alle botte, con schiaffi e calci, uno dei quali lo ha centrato ai testicoli. Il bambino è stato portato in ambulanza a Milano, all’ospedale Fatebenefratelli e operato d’urgenza . I genitori hanno denunciato l’asilo e i piccoli aggressori ai carabinieri.

"Bambini così piccoli non si rendono conto di quanto siano gravi certe parole. Però si rendono conto del male che fanno e il danno che procurano va punito" commenta su La Stampa Luca Bernardo,il medico che ha creato al Fatebenefratelli il primo ambulatorio in Italia per le vittime del bullismo. E Alessia Tedesco, di Telefono Azzurro, lancia l’allarme: “Nelle regioni del Nord appellativi come "sporco negro" vengono usati dai bimbi dell’asilo e delle elementari con eccessiva naturalezza”.

EP

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