(ANSA) – ROMA, 7 OTT – Le certezze sulla matrice razziale dietro l’aggressione a un cinese avvenuta la settimana scorsa a Roma a opera di bulletti di periferia mossi, secondo l’accusa, da rancori di natura razziale, sono state messe in discussione oggi alla procura dei minori. A insinuare il dubbio nel pm Carlo Paolella, ma soprattutto a determinare la necessità di una serie di accertamenti per fare luce sulla matrice, è stato l’avvocato Gianluca Arrighi, difensore di Michele F., il ragazzo che ha materialmente colpito con un pugno al volto Tong Hong Shen, 36 anni, fratturandogli il setto nasale. Per questo motivo i sei giovani sono, per il momento, indagati solo per lesioni gravi e non anche per violenza razziale. Michele ha ammesso di aver sferrato il cazzotto, ma solo come reazione a una serie di "li mortacci…" che il cinese gli avrebbe rivolto dopo essere stato urtato mentre si allacciava una scarpa. Il ragazzo prima di colpire l’extracomunitario gli avrebbe urlato contro: "cinese di m…". Un diverbio, quello scaturito dalla mancanza di scuse che l’extracomunitario lamentava, degenerato, è la tesi difensiva, nel pugno in pieno volto. A sostegno di questa argomentazione, il difensore del ragazzo ha rivendicato una ricostruzione dei fatti che discosta da quella della polizia municipale e che ha indotto il pm a disporre accertamenti. Secondo Arrighi, vicino alla fermata del bus in cui è stato colpito il cinese non c’erano quattro dei sei ragazzi fermati. Questi si trovavano in un centro commerciale e avevano incontrato Michele poco dopo il fatto. La circostanza è stata confermata non solo dai quattro interessati, ma dallo stesso autore del gesto. Al riguardo Arrighi ha sollecitato anche l’audizione di altri due minorenni che erano con Michele quando ha colpito il cinese e che non sono stati identificati dalla polizia municipale. Il pm Paolella ha accolto la richiesta, estesa anche all’audizione degli insegnanti di Michele i quali, secondo la difesa, potranno dichiarare che tra i migliori amici del ragazzo ce ne sono due di colore. Allo stesso tempo il magistrato, per avere un quadro completo della vicenda, dovrà ascoltare anche la versione del cinese. Al di là dell’esistenza o meno dell’eventuale matrice razziale rimane la gravità del fatto e il segnale del disagio giovanile che è ancora più evidente nelle zone periferiche di Roma. "Si tratta di un episodio grave, ma rimane nell’alveo di una reazione a una provocazione – ha concluso Arrighi – nessuna implicazione di stampo razziale, ma solo la degenerazione di uno scontro. In questa vicenda c’é stata un’indebita pubblicizzazione della vicenda da parte della polizia municipale". (ANSA).
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RAZZISMO: CINESE AGGREDITO; PM, VERIFICARE MATRICE
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