Elvio Pasca
Anche Agrigento chiama la Consulta. L’Unione dei Giudici di Pace: “I prefetti applicano la vecchia procedura” Roma – 15 dicembre 2009 – Il reato di ingresso e soggiorno illegale, architrave del giro di vite contro l’immigrazione clandestina voluta dal governo con la nuova legge sulla sicurezza, continua a non convincere i giudici italiani.
Dopo le eccezioni di incostituzionalità sollevate nei mesi scorsi dai tribunali di Pesaro, Trento, Torino e Pordenone e Bologna, oggi è stata la volta di quello di Agrigento. Il giudice di pace del capoluogo siciliano, Giuseppe Alioto, ha accolto stamattina le richieste della procura della repubblica, sospendendo il processo a carico di 21 migranti sbarcati ad agosto a Lampedusa in attesa che la Consulta decida se il nuovo reato è in linea con la Costituzione.
La procura di Agrigento ha sollevato diversi di dubbi di incostituzionalità. In particolare, secondo gli inquirenti il nuovo reato colpisce una condotta che non ha una reale pericolosità sociale, dal momento che non lede il bene della sicurezza pubblica. Inoltre, la sanzione penale sarebbe irragionevole e sproporzionata, non prevede un “giustificato motivo” che potrebbe non farla scattare e violerebbe i trattati internazionali che tutelano le vittime dei trafficanti di uomini.
Intanto, secondo l’Unione Nazionale dei Giudici di Pace (Unagipa), il reato spesso non sarebbe applicato nemmeno da chi ferma gli stranieri irregolari.
Il presidente dell’Unagipa Gabriele Longo sottolinea che "i prefetti continuano a fare espulsioni secondo le vecchie procedure, tanto che a Roma vi sono stati 40 processi penali per il reato di clandestinità e 600 espulsioni pronunciate dal prefetto". Questa settimana magistrati onorari sono in sciopero, con adesioni che secondo il sindacato di categoria hanno “percentuali medie pari al 70%, con picchi del 100%, soprattutto a Roma, nel Veneto, in Sardegna, Toscana, Puglia”.
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Elvio Pasca
