Roma, 5 luglio 2024 – Un caso di caporalato ha scosso la comunità di Teramo, con madre e figlio al centro di gravi accuse per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Le indagini, condotte dal nucleo carabinieri Ispettorato del lavoro di Teramo, hanno portato all’arresto domiciliare del 25enne coordinatore dell’azienda agricola e al divieto di dimora nel comune capoluogo per la madre 51enne, titolare della ditta.
Il caso e le accuse
Secondo le indagini, madre e figlio avrebbero reclutato migranti senza permesso di soggiorno tramite i social network, promettendo loro un alloggio e un salario di 500 euro al mese. Tuttavia, una volta giunti in azienda, i migranti sono stati sottoposti a condizioni di vita e lavoro disumane, vivendo in una roulotte priva di acqua, luce e servizi igienici, situata accanto alla stalla e quindi esposta a costanti miasmi provenienti dalla concimaia.
Le condizioni di sfruttamento
Gli inquirenti hanno rivelato che i migranti, oltre a lavorare come braccianti agricoli durante il giorno, erano costretti a fare i guardiani della stalla durante la notte. Le minacce di rimpatrio erano costanti, utilizzate come strumento di ricatto per mantenerli in uno stato di sottomissione e paura.
Il blitz e le scoperte dei carabinieri
Durante la perquisizione effettuata dai carabinieri del Nil di Teramo, sono stati trovati 2.060 euro nascosti in un barattolo di vetro tra la vegetazione, denaro che uno dei migranti aveva occultato per evitare di essere derubato prima di fuggire dall’azienda. La somma è stata restituita al legittimo proprietario. Inoltre, sono state rinvenute cinque piante di marijuana alte 40 centimetri e 50 grammi di sostanze stupefacenti confezionate in più dosi.
La collaborazione e l’assistenza
L’Organizzazione internazionale dei migranti dell’Onu ha collaborato con i carabinieri per assistere le vittime di questo caso di caporalato. Attualmente, i migranti sono ospitati in una struttura protetta, lontano dalle minacce e dalle condizioni inumane a cui erano sottoposti.
Conclusioni
Il giudice per le indagini preliminari, Roberto Veneziani, su richiesta della pm della Procura di Teramo, Francesca Zani, ha emesso le misure cautelari contro i responsabili. Questo caso evidenzia ancora una volta le gravi problematiche legate al caporalato e allo sfruttamento dei lavoratori migranti, fenomeni che purtroppo persistono in diverse realtà agricole italiane.
Le autorità continuano a lavorare per garantire giustizia alle vittime e per prevenire futuri abusi, ribadendo l’importanza di denunciare e combattere ogni forma di sfruttamento e violazione dei diritti umani.