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Regolarizzazione. Aboliti i codici per versare i mille euro

Da ieri l’Agenzia delle Entrate ha reso tecnicamente impossibile il pagamento del contributo forfetario. Si eviteranno problemi per i datori disinformati e truffe contro i lavoratori ancora irregolari

Roma – 27 novembre 2012 – La regolarizzazione si è chiusa il 15 ottobre e dal giorno successivo era già impossibile spedire domande dal sito del ministero dell’Interno. Ora, a scanso di equivoci, diventa tecnicamente impossibile anche versare il contributo forfetario di mille euro chiesto ai datori di lavoro per accedere alla procedura.

Il versamento andava fatto presso banche, uffici postali o agenzie di riscossione utilizzando un modello F24, all’interno dei quali andava inserito un particolare codice tributo (Redo o Resu) per identificare se si voleva regolarizzare un lavoratore domestico o di un altro settore. Una risoluzione firmata ieri dal direttore dell’Agenzia delle Entrate ha disposto la “soppressione” di quei codici tributo.

Quello dell’Agenzia delle Entrate è un atto dovuto ed eviterà che qualche datore di lavoro disinformato, credendo che la regolarizzazione sia ancora aperta, versi i mille euro. Avrà però anche l’effetto di scoraggiare eventuali truffe ai danni dei lavoratori immigrati che ancora rincorrono il permesso di soggiorno, e sono pronti a pagare di tasca propria il contributo forfetario, ma anche una sostanziosa mancia a mediatori e sedicenti datori di lavoro che si dicono pronti a regolarizzarli.

Solo di contributi forfettari, lo Stato ha incassato con l’ultima regolarizzazione circa 140 milioni di euro. Soldi che, conviene ricordarlo, non verranno restituiti nemmeno in caso di bocciatura delle domanda.

Elvio Pasca

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