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Regolarizzazione. Sindacati e associazioni: “Serve una proroga”

La maggioranza dei componenti del Tavolo Immigrazione: “Domande fino al 15 novembre, tanti già rassegnati a rimanere irregolari”

 

Roma – 5 ottobre 2012 –  Bene l’apertura sulla prova di presenza in Italia, che è una delle “cause del basso numero di adesioni alla procedura di emersione”, ma perché serva a qualcosa il governo deve concedere un mese di tempo in più per l’invio delle domande.

È l’appello lanciato oggi da Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Arci, Centro Astalli e Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, tutte sigle che aderiscono al Tavolo Immigrazione. Un organismo che aveva già puntato il dito contro le prove rilasciate dalla pubblica amministrazione “che per legge è obbligata a denunciare chi è senza permesso di soggiorno, salvo alcuni casi. Questa condizione – sottolinea una nota – era sicuramente eccessiva”.

“Ora – scrivono sindacati e associazioni – arriva il parere dell’Avvocatura che estende la casistica ‘a soggetti, pubblici o privati o municipalizzati che, istituzionalmente o per delega svolgono una funzione, un’attribuzione pubblica o un servizio pubblico’. Purtroppo questo parere arriva tardi ed accoglie parzialmente le richieste da noi avanzate. Ad esempio, non accettare in un’Europa a libera circolazione, il visto d’ingresso in un paese Schengen come prova, e richiedere altri documenti, ci sembra poco logico specie a pochi giorni dalla conclusione della procedura di emersione”.

La maggioranza dei componenti del Tavolo Immigrazione (non hanno firmato Acli, Asgi, Caritas e Comunità di Sant’Egidio) sono convinti “che l’intento del Legislatore è quello di far emergere il maggior numero possibile di lavoratori stranieri irregolari”. Chiedono quindi ancora una volta al governo di “prorogare i termini della procedura di emersione almeno al 15 novembre 2012, anche per dare modo a chi si era già rassegnato a rimanere irregolare, per assenza di documentazione adeguata, di poter fruire della regolarizzazione stessa”.

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