Il premier prima del Consiglio Europeo. “Bisogna creare sviluppo in Africa. Non creare barriere”
Roma – 17 febbraio 2016 – Niente muri. L’Ue crei sviluppo nei Paesi d’Origine, rimpatri gli irregolari, si dia regole comuni per l’asilo. Sono le richieste che il governo italiano porterà domani al Consiglio Europeo.
È stato il premier Matteo Renzi a parlarne oggi pomeriggio in Senato, partendo dal farro che “la questione migrazione è ontologicamente, intimamente e strutturalmente europea e la risposta non può che essere europea”.
Si tratta di un “fatto di portata storica che innanzitutto si risolve lavorando alla radice. Bisogna tornare ad investire nei luoghi da cui partono queste giovani vite, che spesso trovano la morte nel deserto o in mare e che, se rischiano tutto ciò che hanno, lo fanno perché non hanno alcuna opportunità nella propria terra. Investire in un diverso rapporto con l’Africa – ha detto Renzi – è la premessa di qualsiasi operazione sulla migrazione”.
Il presidente del Consiglio ha poi parlato del “principio di rispetto delle regole: chi non ha diritto all’accoglienza va rimandato a casa”. Ma “il punto è: se i rimpatri li fa l’Unione europea è un film, se li fanno i singoli Stati è un altro. Se vi domandassi: sapete qual è il Paese che ha fatto più rimpatri tra i Paesi europei? La risposta sarebbe: l’Italia. È opinione condivisa che questi rimpatri non siano sufficienti”.
“Se è vero che deve essere l’Europa a incarnare una politica strategica di cooperazione internazionale, è altrettanto vero che deve essere l’Europa ad assumersi la responsabilità di fare degli accordi di rimpatrio ed è altrettanto vero che ci deve essere un diritto unico d’asilo. Non è possibile – ha sottolineato il premier – avere regole separate per 28 Paesi”.
Renzi chiede anche di non sottovalutare la “paura” della gente. “ Quando hai dei richiedenti asilo che passano tutte le giornate senza fare niente – utilizzo un’espressione che non è giuridicamente inappuntabile – bighellonando da una parte all’altra, è evidente che cresce nell’opinione pubblica un sentimento di disaffezione e questo sentimento non va giudicato con il canone del moralismo, prima ancora che della moralità. Va preso per quello che è: il grido di dolore di una comunità che non riesce a capire cose c’è dietro quelle storie”.
Ci sono “Paesi europei letteralmente posseduti dalla paura”. Eppure, “l’equazione sicurezza uguale lotta all’immigrazione che passa nell’opinione pubblica europea è una falsità evidente” come dimostra, è l’esempio fatto dal premier, che il terrorismo che ha colpito al Bataclan e nella redazione di Charlie Hebdo “era nato, cresciuto e, in qualche modo, era stato fomentato da donne e uomini cresciuti nei quartieri delle città europee che non avevano trovato in quelle città dei luoghi diversi per vincere la propria emarginazione”.
L’Italia, ha aggiunto il presidente del Consiglio, sta facendo la sua parte con gli hotspot, l’identificazione e la segnalazione di chi sbarca e “tutto un sistema legato ad un progetto tecnologico che consente il riconoscimento facciale e quindi la tracciabilità dell’eventuale pericolo. Ma se l’Europa è una comunità tutto ciò non basta”.
“Questo è il momento chiave – ha concluso Renzi – per andare a ricordare, innanzitutto ai nostripartner e anche a noi stessi, che l’Europa è nata nel momento in cui le barriere sono state buttate giù. Toccherà a noi italiane e italiani ricordare che l’Europa non è stata pensata come un luogo per arginare il mondo che sta fuori, ma come un luogo talmente innovativo, talmente intraprendente ed entusiasmante da attirare la parte migliore dell’intero Pianeta”.