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Respingimenti. Marchetto: “Non sono cristiani”

Il responsabile immigrazione del Vaticano: "Sì al voto e alla riforma della cittadinanza". "Integrare, non assimilare"

Roma – 4 marzo 2010 – I respingimenti e i rastrellamenti degli immigrati “non sono cristiani”. Lo dice Agostino Marchetto, il segretario del Pontificio consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, in una lunga intervista pubblicata oggi da Sette.

Marchetto si dice favorevole a dare la cittadinanza alle seconde generazioni (“lo ius soli andrebbe intrecciato con lo ius sanguinis”), così come al diritto di voto amministrativo per gli immigrati. Contrario invece al permesso a punti, che complicherebbe la vita agli immigrati regolari.

Il vescovo ribadisce poi la sua contrarietà ai respingimenti, definendoli “non cristiani”. “Bisogna dare alle persone la possibilità di chiedere asilo. Il trattato di Schengen prevede persino che ci sia un appello, quando si e’ respinti” aggiunge. ”Come si può sostenere -prosegue- che il ‘non respingimento’ non sia la posizione della Chiesa? Capisco che la Segreteria di Stato abbia l’incombenza dei rapporti con il governo italiano, ma io mi occupo delle migrazioni”.

“Non cristiani”, secondo Marchetto, sono anche i rastrellamenti proposti da alcuni leghisti dopo i fatti di via Padova a Milano. E per combattere i ghetti, la soluzione è “integrazione e non assimilazione: l’“altro” che emigra non deve diventare la nostra copia. E si deve rispettare sia la cultura di chi accoglie sia quella di chi arriva”.

Il prelato non crede che si debba legiferare sul velo. E su croci in classe e mosche richiama alla  ”ragionevolezza”. Sulle croci gli immigrati dovrebbero capire che in Italia quello non è solo un simbolo religioso. Sui minareti non sono contrario , ma si deve investire nel dialogo con le persone e nel rispetto dei paesaggi che devono ospitarli”.

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