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Respingimenti. Tribunale archivia posizione di Maroni

I Radicali: "Non sono condivisibili le motivazioni dell’archiviazione" Roma, 21 ottobre 2009 – Il tribunale dei ministri di Roma, accogliendo le conclusioni della procura dell’estate scorsa, ha archiviato la posizione di Roberto Maroni, indagato quale titolare del ministero dell’Interno per abuso d’ufficio in relazione al respingimento dei 227 migranti partiti dalla Libia e salvati in acque internazionali nel maggio scorso.

Per il collegio dei reati ministeriali, il respingimento e’ "una tipica espressione della politica di sicurezza del governo e integra un atto politico in senso stretto non sindacabile in sede penale".

Quanto all’ipotesi di reato attribuita a Maroni, stando all’esposto che fu presentato contro il Governo italiano e il Viminale dai parlamentari Radicali eletti nelle liste del Pd Rita Bernardini, Elisabetta Zamparutti, Donatella Poretti e Marco Perduca e dagli avvocati Alessandro Gerardi e Giuseppe Rossodivita, membri dirigenti di Radicali italiani, il tribunale dei ministri la definisce insussistente "per difetto dell’elemento soggettivo".

In sostanza, Maroni, per poter essere perseguito, avrebbe dovuto avere l’intenzione di arrecare danno alle persone respinte. Al contrario, "le disposizioni ministeriali sono finalizzate all’efficace contrasto delle organizzazioni criminali che gestiscono e sfruttano l’immigrazione clandestina".

RADICALI, NON CONDIVISIBILE DECISIONE TRIBUNALE MINISTRI
"Non sono condivisibili le motivazioni con le quali il Tribunale dei ministri ha archiviato il nostro esposto sui respingimenti dei potenziali richiedenti asilo attuati in questi mesi dal ministro dell’Interno Maroni". Lo sostiene Rita Bernardini, deputato radicale eletto nelle liste del Pe e componente della Commissione Giustizia della Camera.

"Stupiscono innanzitutto – prosegue Bernardini – le modalita’ con le quali si e’ giunti all’archiviazione, senza cioe’ aver svolto alcun tipo di indagine. Eppure la materia da noi sottoposta all’attenzione dei magistrati era ed e’ alquanto complessa, sicche’ ci saremmo come minimo aspettati che la procura di Roma svolgesse ogni accertamento utile volto a stabilire dove e quando fossero state compiute queste operazioni, se in acque nazionali o internazionali, magari acquisendo i rapporti della Guardia di Finanza che aveva materialmente proceduto al respingimento forzato dei 227 migranti".

"Nulla di tutto questo e’ stato fatto. Si e’ invece preferito percorrere la via sicuramente piu’ comoda, quella – aggiunge la parlamentare radicale del Pd – per cui il respingimento e’ da considerarsi sempre e comunque ‘un atto politico non sindacabile in sede penale’".

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