La Corte di Strasburgo boccia i respingimeni collettivi dai porti dell'Adriatico, che non rispettano la Convenzione Europea per i Diritti dell'Uomo. Bisogna valutare caso per caso se chi viene rimandato indietro può chiedere asilo e non corre rischi
Roma – 22 ottobre 2014 – L'Italia ha fatto dei respingimenti collettivi, non ha permesso alle persone che allontanava di chiedere asilo e le ha esposte al pericolo di essere maltrattate. Tutte violazioni della Convenzione Europea sui Diritti dell'uomo. Per questo motivo ieri la Corte di Strasburgo ha condannato il nostro Paese.
Tra gennaio 2008 e febbraio 2009, trentadue afghani, due sudanesi e un eritreo in fuga dalle guerre che sconvolgevano i loro Paesi sono arrivati da Patrasso nei porti di Ancona, Bari e Venezia. Viaggiavano, come tanti altri, nascoti nei tir a brdo dei traghetti, ma le autorità italiane li hanno affidati ai comandanti e li hanno rispediti indietro.
"Poi venivano rilasciati nelle mani della Polizia greca, molti hanno subito pestaggi e violenze" ha raccontato Alessadra Ballerini, uno dei legali che ha seguito il ricorso presentato da quattro profughi. Molti di quei trentacinque, intanto, sono spariti: "Non sappiamo nemmeno se siano ancora vivi, altri sono stati rimpatriati in Afghanistan". La Corte, del resto, ha condannato anche la Grecia, che non ha garantito l'accesso alle procedure per il diritto d'asilo.
Non è la prima volta che si punta il dito contro i respingimenti dall'Italia in Grecia. Meno di un anno fa, un dossier di Medici per i Diritti Umani, Porti Insicuri, denunciava dettagliatamente una pratica che viola i diritti dei profughi.
Quella tesi viene ora sposata anche dalla Corte Euuropa per i diritti dell'uomo. Gli accordi di riammissione tra Roma e Atene, così come il regolamento di Dublino, non giustificano i respingimenti collettivi: l'Italia deve valutare caso per caso ed accertarsi che la persona che sta rimandando dall'altra parte dell'Adriatico non corre rischi e possa effettivamente chiedere asilo anche in Grecia.
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Cour européenne des droits de l’homme. Sharifi et autres c. Italie et Grèce
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