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Richiedenti asilo, il codice fiscale provvisorio non funziona

Le associazioni: “Informazioni insufficienti. Le Questure non sanno nè crearlo, né convertirlo. Impossibile l’accesso al lavoro e l’iscrizione al servizio sanitario”

 

Roma – 28 novembre 2016 –  Il codice fiscale provvisorio è stato creato per aiutare i richiedenti asilo. Si è trasformato in un pasticcio che sta complicando ulteriormente la vita a chi ha cercato scampo in Italia. 

È quanto denunciano dieci associazioni impegnate nella protezione internazionale e nella lotta alle discriminazioni in una lettera inviata qualche giorno fa alla presidenza del consiglio e ai ministeri dell’Interno, dell’Economia, della Salute e del Lavoro. Secondo Asgi, Arci, Caritas, Cir, San’Egidio, Emergency, Fcei,  Migrantes, Medu e Naga, si nega l’accesso a diritti fondamentali e si violano le norme sull’asilo e contro le discriminazioni. 

Tutto è nato con una nuova procedura telematica, in vigore dalla scorsa estate, che prevede l’assegnazione di un codice fiscale numerico, senza lettere, al cittadino straniero che formalizza una richiesta d’asilo. Questo dovrebbe essere convertito in un codice fiscale come tutti gli altri, quindi alfanumerico, quando la Commissione Territoriale riconosce una forma di protezione internazionale (status di rifugiato, protezione sussidiaria, permesso umanitario). 

L’obiettivo del codice provvisorio è permettere l’accesso al servizio sanitario e anche al mercato del lavoro di chi ha in mano un permesso di soggiorno per richiesta d’asilo o anche solo la ricevuta della domanda, che vale come permesso di soggiorno provvisorio.  Ad oggi, però, scrivono le associazioni, “le informazioni giunte ai vari uffici periferici circa questa nuova procedura sono del tutto insufficienti e di conseguenza l’assegnazione ai richiedenti di un codice fiscale diverso da quello assegnato agli altri cittadini (poiché più breve e numerico), quando rilasciato, non consente il pieno accesso ai diritti”.

“Vi sono Questure – spiega la lettera – che non sanno ancora come creare i codici provvisori numerici e fornirli ai richiedenti asilo e che non sanno assolutamente come convertire il codice provvisorio in codice alfanumerico definitivo nella lettera di notifica della decisione favorevole al richiedente”. Inoltre, per chi ha il codice provvisorio risulta impossibile “accedere al SSN, iscriversi ai tirocini formativi, partecipare ai corsi di formazioni professionale, accedere al lavoro, ottenere la residenza e/o il rilascio dei farmaci con la prescrizione medica anche a causa dell’incapacità dei sistemi operativi telematici di riconoscere la validità del codice fiscale così assegnato”.

Di qui l’appello a riconsiderare la procedura. Le strade sono due: o si rilascia ai richiedenti asilo un codice fiscale alfanumerico come gli altri, anche per tutelare al parità dii trattamento, oppure “dare adeguata informazione a tutti gli uffici periferici anche rispetto all’aggiornamento dei sistemi informatici e, dove questo non fosse stato attuato,  provvedere ad aggiornarli”.

“Restiamo a Vostra disposizione per ogni opportuno chiarimento” concludono le associazioni, che però sono intenzionate ad andare fino in fondo, anche in tribunale. “In mancanza di riscontro – annunciano – ci attiveremo in ogni opportuna sede ivi compresa quella giudiziale, al fine di veder tutelati i diritti dei richiedenti protezione internazionale”.

Stranieriinitalia.it

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