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Riconosciuto lo status di rifugiata a Isabella, donna transgender brasiliana: “Ora posso vivere con serenità”

Roma, 7 maggio 2025 – Il Tribunale di Napoli ha riconosciuto lo status di rifugiato a Isabella, una donna transgender di origine brasiliana, accogliendo la sua richiesta di protezione internazionale. Un verdetto storico e carico di significato, che arriva dopo anni di attesa, ansia e speranza.

“Sapere che posso vivere in serenità, sia fisicamente che psicologicamente, è una grande gioia”, ha dichiarato Isabella, visibilmente commossa.

Il riconoscimento è stato concesso in virtù del clima di odio transfobico documentato in Brasile, dove, nonostante alcune tutele legislative, la realtà quotidiana per la comunità LGBTQIA+ è spesso segnata da violenza e discriminazione sistemica. In particolare, per le persone transgender, come Isabella, uscire di casa può significare non farvi ritorno.

Il Tribunale ha respinto ogni possibile ostacolo al suo diritto d’asilo, affermando che non esistono motivi di sicurezza nazionale o ordine pubblico che possano giustificare un diniego, e ha riconosciuto l’importanza del percorso di reinserimento sociale compiuto da Isabella.

Fondamentale è stato il supporto di Antinoo Arcigay Napoli, che ha seguito Isabella prima attraverso lo sportello “Al di là del muro” – attivo nelle carceri di Secondigliano e Poggioreale per detenuti LGBTQIA+ – e poi con “Migrantinoo”, dedicato a migranti LGBTQIA+. Grazie a questo sostegno, Isabella è riuscita ad annullare un precedente provvedimento di espulsione e avviare la procedura per ottenere lo status di rifugiata.

Daniela Lourdes Falanga, responsabile delle politiche Trans per Antinoo Arcigay Napoli, ha sottolineato l’importanza di una rete di supporto concreta:

“Nelle carceri, dove l’istituzione è lenta e burocratizzata, chi vive la pena come persona trans rischia di rimanere isolata. Se è anche migrante, la situazione diventa infernale. Per questo, costruire alternative reali è determinante”.

Isabella può ora guardare al futuro con fiducia, finalmente libera da un passato segnato da marginalizzazione, violenza e solitudine. La sua storia è un segno concreto che la tutela dei diritti umani è possibile, quando società civile e istituzioni collaborano con responsabilità e umanità.

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