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Riduzione degli arrivi di migranti a Lampedusa: il ruolo della Croce Rossa e la sfida per l’Europa

Roma, 13 gennaio 2025 – Gli arrivi di migranti sull’isola di Lampedusa sono diminuiti quasi del 50% tra il 2023 e il 2024, passando da 80.609 a 45.997 persone. Tuttavia, questa diminuzione non deve far credere che il fenomeno migratorio stia terminando. Ignazio Schintu, vice segretario generale della Croce Rossa Italiana (CRI), sottolinea che la migrazione rimane un tema di estrema attualità e complessità, richiedendo una risposta unitaria e strutturata da parte dell’Europa.

I dati sugli arrivi e le nuove rotte migratorie

Dal 1 giugno 2023, data in cui la Croce Rossa ha assunto la gestione dell’hotspot di Contrada Imbriacola, sono stati accolti circa 126.000 migranti attraverso 3.010 sbarchi. Sebbene i numeri mostrino un calo, il contesto internazionale e geopolitico è in costante evoluzione, con nuovi conflitti e l’apertura di rotte alternative come quella delle Canarie e dei Balcani. “La migrazione è un fenomeno ciclico,” afferma Schintu, “e dobbiamo essere pronti a gestire eventuali picchi futuri.”

L’importanza di una politica europea condivisa

La Croce Rossa Italiana ribadisce che la soluzione non risiede solo nelle normative nazionali ma in una politica europea coordinata. Schintu osserva che l’Italia non può affrontare da sola la pressione migratoria. Con un Paese che invecchia e necessita di manodopera, è inevitabile accogliere persone provenienti da altri contesti. Il vice segretario fa un parallelo con gli anni Novanta, quando gli albanesi furono inizialmente accolti con difficoltà, ma il loro contributo ha avuto un impatto positivo sia sull’Italia che sull’Albania.

Un hotspot che funziona

In due anni, l’hotspot di Lampedusa è stato trasformato da un luogo di degrado a una struttura funzionale e accogliente. Grazie all’impegno della CRI e al supporto delle istituzioni, il centro è stato ristrutturato per gestire grandi numeri, come nel settembre 2024, quando sono arrivate 12.000 persone. La chiave del successo risiede nell’umanità: ogni migrante viene accolto con dignità, ricevendo assistenza medica, psicologica e beni essenziali. “Non trattiamo dollari, ma persone,” afferma Schintu, descrivendo un approccio che punta a minimizzare la permanenza nell’hotspot e a favorire una rapida integrazione.

Le tragedie nel Mediterraneo e la necessità di un progetto europeo

Il Mediterraneo rimane un cimitero per migliaia di vite spezzate. Secondo Rosario Valastro, presidente della CRI, “il mare spesso si rivela un avversario severo.” Molte delle persone partite non vengono mai ritrovate, e il numero delle vittime è probabilmente sottostimato. Di fronte a questa tragedia, la CRI propone un progetto europeo di soccorso in mare e redistribuzione. “L’Italia non può fare tutto da sola,” ribadisce Schintu. Una missione europea coordinata potrebbe salvare vite umane e alleggerire la pressione sui Paesi di primo approdo.

Una sfida per il futuro

Con la convenzione della CRI in scadenza a dicembre 2024, il futuro della gestione dell’hotspot è ancora incerto. Tuttavia, il modello adottato rappresenta un esempio di come affrontare il fenomeno migratorio con umanità e pragmatismo. Schintu conclude sottolineando l’importanza di un approccio collaborativo e lungimirante: “La migrazione è un fenomeno globale, e solo con una risposta globale potremo affrontarlo adeguatamente.”

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