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Riforma della Cittadinanza: CNA Lombardia spinge per un cambiamento necessario

Roma, 28 agosto 2024 – Negli ultimi giorni, il dibattito su Ius Scholae e Ius Soli è tornato al centro della scena politica italiana, riaccendendo l’attenzione su una questione cruciale: la riforma della cittadinanza. Questo tema non è solo di interesse nazionale, ma riveste un’importanza particolare anche per la Lombardia, come sottolineato da CNA Lombardia. La confederazione, rappresentante delle piccole e medie imprese (PMI), richiama l’urgenza di una riforma solida che consideri non solo gli aspetti socio-culturali, ma anche quelli economico-finanziari.

Secondo i dati recenti di Margò-Cribis, elaborati da CNA Lombardia, la regione è al primo posto in Italia per numero di imprese gestite da migranti, con 133.592 aziende, pari al 20,46% del totale nazionale di 653.004. Milano, in particolare, si distingue con 64.887 imprese a guida straniera, rappresentando quasi la metà di tutte le imprese straniere della Lombardia.

Giovanni Bozzini, presidente di CNA Lombardia, ha dichiarato che è giunto il momento di agire con serietà, esortando il governo a non limitarsi a discorsi di circostanza. “I dati socio-economici ci dicono che il lavoro migrante presso le PMI e l’imprenditorialità immigrata sono grandi motori di integrazione e offrono un contributo fondamentale alla crescita della nostra regione e dell’intero Paese,” ha affermato Bozzini. A supporto di questa visione, il Rapporto Idos-CNA evidenzia che tra il 2011 e il 2022, le imprese gestite da migranti in Italia sono aumentate del 42,7%, rappresentando il 10,8% del totale nazionale.

Il contributo delle imprese migranti è particolarmente significativo nei settori del commercio (31,8%) e dell’edilizia (23,9%), con una forte presenza di imprenditori di origine non comunitaria, tra cui spiccano marocchini (12,4%), romeni (10,8%) e cinesi (10,7%).

Stefano Binda, segretario di CNA Lombardia, ha sottolineato l’importanza di affrontare la realtà con pragmatismo, lontano dalle ideologie, e di riconoscere il ruolo imprescindibile del lavoro immigrato e dell’impresa straniera. “Una riforma degli accessi alla cittadinanza in grado di dare certezze alle persone che studiano e lavorano, ai loro figli, e alle nostre imprese, è nell’interesse del Paese e dei suoi equilibri, sia socio-culturali sia economico-finanziari,” ha aggiunto Binda.

La posizione di CNA Lombardia è chiara: una riforma della cittadinanza non è solo una questione di giustizia sociale, ma una necessità economica che può contribuire alla stabilità e alla crescita dell’intero Paese. Con un tessuto imprenditoriale che vede una presenza sempre più rilevante di imprenditori stranieri, ignorare la necessità di una riforma rischierebbe di compromettere il futuro di molte realtà produttive e dei loro lavoratori.

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