Depositate le proposte di legge della campagna “L’Italia sono anch’io”. Seconde generazioni subito italiane, alle urne chi è qui regolarmente da cinque anni
Roma – 5 settembre 2011 – Sono state depositate venerdì scorso in Cassazione le due proposte di legge di iniziativa popolare per riformare la legge sulla cittadinanza e dare diritto di voto amministrativo agli immigrati. Entra così nel vivo la campagna “L’Italia sono anch’io”, lanciata prima dell’estate da diciannove associazioni, tra cui Acli, Arci, Caritas, Cgil, Fondazione Migrantes e Sei Ugl, riunite in un comitato presieduto dal sindaco di Reggio Emilia Graziano Delrio.
La riforma della cittadinanza dimezzerebbe i tempi della naturalizzazione, facendola scattare dopo cinque anni di residenza regolare. La novità principale riguarda però le seconde generazioni: sarebbe italiano chi nasce da un genitore regolarmente in Italia da almeno un anno o da un genitore nato in Italia, ma anche chi frequenta qui un ciclo scolastico o, arrivato quando ha al massimo dieci anni in Italia, vi rimane fino alla maggiore età.
La proposta sul diritto di voto prevede invece che l’elettorato attivo e passivo alle elezioni circoscrizionali, comunali, provinciali e regionali per gli immigrati che risiedono regolarmente in Italia da almeno cinque anni. Per godere di questo diritto, dovrebbero chiedere l’iscrizione ad una lista elettorale aggiunta, come oggi già fanno i cittadini comunitari per le partecipare alle elezioni Comunali.
Col deposito dei testi in Cassazione, può partire la raccolta delle firme. Ne servono cinquantamila sotto ognuna delle due proposte per poterle presentare in Parlamento. A Roma, nei prossimi giorni, verrà allestito un banchetto dove già hanno annunciato la loro presenza esponenti del mondo della cultura, dello spettacolo e della politica che condividono i contenuti della campagna.
”Oggi -sottolineano in una nota i promotori di L’Italia sono anch’io – nel nostro Paese vivono oltre 5 milioni di persone di origine straniera. Molti di loro sono bambini e ragazzi nati o cresciuti qui, che tuttavia solo al compimento del 18° anno di età si vedono riconosciuta la possibilità di ottenere la cittadinanza, iniziando nella maggior parte dei casi un lungo percorso burocratico”
“Questo –aggiungono – genera disuguaglianze e ingiustizie, limita la possibilità di una piena integrazione, disattende il dettato costituzionale che stabilisce l’uguaglianza tra le persone e impegna lo Stato a rimuovere gli ostacoli che ne impediscono il pieno raggiungimento”. Qui sotto i testi delle due proposte di legge.
“Modifiche alla L. 5 Febbraio 1992, N.91 “Nuove Norme Sulla Cittadinanza”
EP