L’analisi della Fondazione Leone Moressa rivela la crescita della componente immigrata nel sistema fiscale italiano e il suo contributo alla ripresa economica.
Roma, 24 maggio 2023 – Nel corso del 2022, l’Italia ha registrato un’inversione di tendenza significativa dopo il rallentamento economico causato dalla pandemia di Covid-19. I dati delle dichiarazioni dei redditi 2022 (a.i. 2021), analizzati dalla Fondazione Leone Moressa, hanno evidenziato un aumento storico della componente immigrata nel paese, con numeri che raggiungono il massimo livello mai registrato.
Il numero di contribuenti nati all’estero ha raggiunto la cifra di 4,31 milioni, registrando un incremento del 3,4% rispetto all’anno precedente e del 21,9% rispetto a dieci anni fa. Questo aumento ha portato ad un incremento anche nel volume di redditi dichiarati, che ha raggiunto i 64 miliardi di euro (+9,3% rispetto al 2020), e nell’Irpef (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche) versata, che ha totalizzato 9,6 miliardi di euro (+14,8%).
La percentuale complessiva dei contribuenti nati all’estero rappresenta il 10,4% del totale, con un’incidenza che varia tra il 3,5% nella fascia di reddito superiore ai 50.000 euro e il 15,8% nella fascia sotto i 10.000 euro.
Una differenza significativa emerge quando si analizza il numero di contribuenti per classe di reddito tra coloro nati in Italia e coloro nati all’estero. Circa il 45,5% dei contribuenti nati all’estero ha dichiarato un reddito annuo inferiore a 10.000 euro, rispetto al 28% dei nati in Italia nella stessa fascia di reddito. Entrambi i gruppi mostrano una componente compresa tra 10.000 e 25.000 euro che rappresenta circa il 40% dei contribuenti.
Tuttavia, la situazione cambia notevolmente per redditi più elevati: l’11,7% dei contribuenti nati all’estero si colloca nella fascia tra 25.000 e 50.000 euro, rispetto al 25,8% dei nati in Italia. Nella fascia di reddito superiore ai 50.000 euro, solo il 2,1% dei nati all’estero si posiziona, rispetto al 6,5% dei nati in Italia.
Analizzando i dati a livello regionale, oltre la metà dei contribuenti nati all’estero si concentra in quattro regioni: Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Lazio. Queste regioni presentano una percentuale di contribuenti stranieri superiore alla media nazionale, superando il 14% in Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Trentino A.A.
Nonostante la ripresa economica trainata dall’immigrazione, il differenziale di reddito tra nati in Italia e nati all’estero rimane significativo. In media, i contribuenti nati all’estero hanno dichiarato un reddito di 15.410 euro, che è inferiore di 8.000 euro rispetto ai contribuenti italiani. Questa differenza si amplia ulteriormente in quattro regioni, dove il divario supera i 10.000 euro.
Rispetto all’Irpef versata, si osserva un impatto diretto del differenziale di reddito tra italiani e immigrati. In media, ogni contribuente immigrato ha versato 3.460 euro nel 2021, che è inferiore di oltre 2.000 euro rispetto alla media dei nati in Italia (5.650 euro). Questa differenza supera i 3.000 euro nel Lazio, dove si passa dai 3.670 euro versati dai nati all’estero ai 6.710 euro dei nati in Italia. La Lombardia rimane la regione con l’Irpef più elevata versata dagli immigrati, sia in termini di volume totale (2,6 miliardi di euro) che di valore pro-capite (oltre 4.000 euro).
Per comprendere appieno la situazione dei contribuenti nati all’estero, è importante considerare le differenze tra le diverse nazionalità. Il 15,3% dei contribuenti nati all’estero è originario della Romania (658.000 individui), seguito da Albania (350.000), Marocco (267.000) e Cina (189.000). In media, la componente femminile rappresenta il 44,5% del totale, con punte più elevate tra i paesi dell’Europa dell’Est (Ucraina, Moldavia, Polonia) e dell’America Latina (Perù, Brasile).
L’aliquota media, ovvero il rapporto tra l’Irpef versata e i redditi dichiarati, si attesta al 15% considerando tutti i contribuenti nati all’estero, ma varia notevolmente tra le diverse nazionalità in relazione alla media di ricchezza dei lavoratori (tenendo conto della cosiddetta “no tax area” al di sotto di 8.000 euro annui). In generale, l’aliquota media è inferiore al 10% per le nazionalità africane (Marocco, Nigeria, Senegal) e asiatiche (Filippine, Bangladesh, Pakistan). Valori più elevati si osservano per i nati in Cina e per gli immigrati provenienti da Paesi europei.