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Rivolte, pestaggi, disperazione. Il Cie visto da dentro

Il video girato con un telefonino nel centro di espulsione di Milo. Fino a diciotto mesi dietro le sbarre perché non si ha il permesso di soggiorno

 

Roma – 11 giugno 2012 – Disperazione, rivolte, tentativi di fuga, violenza, repressione da parte delle forze dell’ordine. È la spirale in cui si avvitano le esistenze nei Centri di Espulsione.

Oggi è possibile vederla anche dall’interno delle sbarre, grazie un video pubblicato da Repubblica.it girato da uno degli ospiti del Cie di Milo, vicino Trapani. Un documento raro visto che, denuncia l’inchiesta, generalmente le telecamere degli smartphone dei migranti vengono danneggiate all’arrivo proprio per impedire le riprese.

Nel filmato si vedono immagini di una rivolta scoppiata, secondo l’autore, perché un ragazzo era stato ferito a un occhio da una manganellata. Anche altri intervistati parlano di violenze della Polizia, e si vedono gli agenti sparare lacrimogeni in luoghi chiusi da sbarre e utilizzare pericolosamente gli idranti per colpire chi si arrampica a cinque metri di altezza in un tentativo di fuga.

Il Cie di Milo è una struttura nuova, ma si mangia a terra, perchè i tavoli e le sedie della mensa potrebbero essere usati come armi. Per lo stesso motivo e per evitare atti di autolesionismo, le perquisizioni sono continue e vengono sequestrati anche tappi o matite. Dentro c’è gente ogni tipo, dall’ex carcerato al pittore edile in Italia da ventisei anni. Tutti condannati dalla mancanza di permesso di soggiorno a una prigionia che può durare anche un anno e mezzo.

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