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Romeni e bulgari: restrizioni anche nel 2011

Il governo proroga la moratoria per i lavoratori. Cehan (Gazeta Românească): "Cittadini di serie B"

Roma – 23 novembre 2010 – Per un altro anno ancora, nonostante siano cittadini europei dal 2007, i lavoratori romeni e bulgari in Italia saranno meno europei degli altri, costretti a chiedere un’autorizzazione per lavorare in settori diversi da quelli nei quali non si può più fare a meno di loro.

L’Italia si giocherà anche nel 2011 la carta della moratoria sul libero accesso dei neocomunitari al mercato del lavoro. La decisione, concordata in sordina all’inizio di novembre dai ministeri del lavoro, dell’interno e degli Esteri e dell’agricoltura, è stata comunicata la scorsa settimana alla commissione lavoro della Camera dal sottosegretario per i rapporti con il Parlamento Laura Ravetto.

Il governo, ha spiegato Ravetto, ha “convenuto di prorogare, anche per l’anno 2011, la disciplina transitoria: tale proroga conferma per gli ultimi dodici mesi il regime transitorio, che infatti terminerà definitivamente il 31 dicembre 2011”. Una scelta in linea con quella di altri Paesi europei (Germania, Regno Unito, Francia, Austria, Belgio, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi e Malta) dove anche vale la proroga e  che “non hanno per il momento intenzione di rivedere la propria decisione”.

Il sottosegretario Ravetto con la sua risposta ha tagliato a quanti, da destra e sinistra, proponevano l’abolizione della moratoria. Come ha fatto Silvano Moffa, Fli, in una risoluzione proposta a ottobre in commissione lavoro o Jean Leonard Touadì e altri deputati del Pd  in un’interrogazione presentata in aula la scorsa estate.

Assunzioni a due velocità
Per tutto il 2011 funzionerà quindi ancora il sistema a doppio binario. Le assunzioni sono liberalizzate nei settori con più richiesta di manodopera: agricoltura, turistico-alberghiero, domestico e di assistenza alla persona, edile, metalmeccanico, dirigenziale e altamente qualificato, stagionale. In questi casi si possono stipulare i contratti di lavoro direttamente, come se si assumessero lavoratori italiani.

In tutti gli altri settori, chi vuole assumere un romeno o bulgaro deve chiedere un’autorizzazione allo Sportello Unico per l’immigrazione. Non sono comunque previsti tetti numerici e il sistema vale solo per la prima assunzione, quindi chi è già assunto regolarmente in Italia può cambiare posto senza autorizzazioni.

Che la richiesta sia solo una formalità lo dimostrano i dati forniti dalla Ravetto, secondo i quali “dall’inizio del 2010 ad oggi per l’assunzione di lavoratori romeni risultano essere pari a 6.071 (di cui 5.105 accolte), mentre per i cittadini bulgari sono state presentate 388 domande (di cui 330 accolte)”. Le domande non accolte sono probabilmente solo in attesa di essere esaminate, prima di un pressochè scontato via libera.

Cehan (Gazeta Românească): “Romeni cittadini di serie B”
Fatto sta che questa formalità è un peso in più per le aziende che vogliono assumere e questo aggravio di burocrazia non aiuta chi rispetta le regole.

“Le restrizioni sono simboliche, visto che la stragrande maggioranza dei romeni lavora in settori dove non serve l’autorizzazione. Appunto perche simboliche, mantenere le restrizioni diventa per noi un segno che siamo cittadini di serie B. La cittadinanza piena, nel senso europeo della parola, è anche una questione di percezione” commenta Sorin Cehan, direttore del settimanale Gazeta Românească.

“Dopo essere stati additati da Maroni come persone da espellere, nonostante il passaporto europeo, adesso riceviamo, come comunità, un secondo colpo. Forse il governo – aggiunge Cehan – non vuole scontentare quella parte dell’elettorato educata a vedere negli stranieri, romeni in particolare, la fonte di tutti i mali. Anche della disoccupazione”.

Elvio Pasca

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