Carcere o arresti domiciliari per trentuno persone. Colpito il sistema di sfruttamento che portò alla rivolta degli africani Roma – 26 aprile 2010 – Condizioni di lavoro disumane, paghe da fame, sistemazioni di fortuna, minacce e aggressioni. È in questo contesto che lo scorso gennaio scoppiò la rivolta degli immigrati di Rosarno, stagionali africani sfruttati negli agrumeti della piana di Gioia Tauro.
Stamattina, un’operazione congiunta di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza ha colpito al fitta rete di caporalato e imprenditori senza scrupoli attiva nella zona, con trentuno ordinanze di custodia cautelare emesse dalla procura di Palmi. Nove caporali, cittadini extracomunitari, sono finiti in carcere, ventuno italiani sono agli arresti domiciliari, una persona è ricercata e sono stati sequestrati terreni e aziende agricole per un valore di oltre 10 milioni di euro.
Dopo la rivolata di gennaio, molti lavoratori si erano si erano dispersi nel resto d’Italia, altri erano stati fermati e portati nei centri di accoglienza. Quelli che hanno parlato con la Polizia hanno raccontato come funzionava il sistema Rosarno: anche quindici ore di lavoro al giorno nei campi per mettersi in tasca una paga media di venticinque euro, dai quali andava poi sottratta la “cresta” del caporale.
"Come era evidente gia’ in occasione dei disordini del gennaio scorso a Rosarno, motivo di allarme non era costituito da presunte pulsioni razziste della popolazione locale quanto dall’assenza di minime condizioni di legalità” commenta il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano. "Ai vertici territoriali delle forze dell’ordine e all’autorità giudiziaria – aggiunge – esprimo gratitudine per l’ottimo lavoro svolto, a conferma che la priorità sul campo fosse il contrasto di ogni forma di illegalità e delle infiltrazioni delle cosche ‘ndranghetiste nella filiera agricola".
La deputata calabrese Rosa Villecco Calipari (Partito Democratico) sottolinea che "l’operazione smentisce in maniera chiara e netta la semplicistica analisi del ministro dell’Interno, Roberto Maroni, all’indomani della rivolta dei neri di Rosarno quando sosteneva che vi fosse stata ‘troppa tolleranza verso gli stranieri". "L’unica tolleranza, alimentata dall’assenza dello Stato, dalle pessime politiche del Governo in tema di integrazione, dall’indifferenza, dallo sfascio della Pubblica amministrazione e dalle complicita’, era, purtroppo, nei confronti di chi sfruttava questa povera gente".