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Rovigo. Agli immigrati, 400 euro per tornare in patria

La trovata della giunta per ridurre il costo sociale degli stranieri regolari rimasti senza lavoro. Ma il patto è che non tornino 

Rovigo – 9 luglio 2009 – Extracomunitari, con permesso di soggiorno, ma che con la crisi hanno perso il lavoro e stanno in difficoltà. Rappresentano un costo per la società. Cosa farne? Offrire loro dei soldi per rientrare in patria. L’idea ‘profuma’ di Lega Nord, eppure questa volta appartiene all’amministrazione di centrosinistra del Comune di Rovigo. Su proposta dell’assessore all’Immigrazione Giovanna Pineda, di Rifondazione Comunista, la giunta intende stanziare un fondo per "incentivare i rimpatri di cittadini stranieri".

Agli immigrati disoccupati, residenti o domiciliate a Rovigo, che vogliano tornare in patria verrà pagato il costo del viaggio per una somma di circa 170-180 euro a persona. A questi – per le spese non collegate al viaggio – sarà aggiunto un extra di circa 150-200 euro. Il patto però esclude un futuro rientro in Italia. Si tratta di un provvedimento una tantum legato alla difficile situazione economico-finanziaria.
Nell’analisi dell’assessore Giovanna Pineda, questo “patto sociale” rappresenta "un sacrificio oggi per evitare l’assistenzialismo cronico in futuro". Questo perché considerata l’aria che tira il Comune di Rovigo rischia di dover dare agli immigrati rimasti disoccupati assistenza e contributi per pagare l’affitto o le bollette almeno fino alla scadenza del loro permesso di soggiorno. E questi servizi avrebbero un costo decisamente superiore ai circa 400 euro che costerebbe rimandarli a casa.

"Dal secondo semestre del 2008 ad oggi – spiegano gli assessorati ai Servizi sociali e all’Immigrazione -, sono aumentate le richieste di cittadini non comunitari, soprattutto di origine marocchina, di avere aiuti economici per poter tornare a casa. Il fenomeno si sta manifestando soprattutto nel Nord Italia, coinvolgendo anche il nostro territorio. Attualmente – aggiungono -, le persone che hanno formalizzato la richiesta sono una decina, tutte in possesso del permesso o della carta di soggiorno. Il fattore scatenante è dovuto alla crisi economica che ha investito l’Italia con conseguente perdita del lavoro e blocco delle assunzioni. Molti dei cittadini stranieri giunti da noi hanno lasciato le famiglie nel loro Paese e non trovando più lavoro preferiscono ricongiungersi ai loro cari”.

"Questo progetto – spiegano dalla giunta – eviterà a tali persone un futuro di mera sussidiarietà senza prospettive e con nessuna progettualità nel nostro territorio, oltre che con forti conseguenze sociali ed economiche per il nostro Comune. Ovviamente l’aiuto economico sarà dato in presenza di un “contratto sociale” concordato con i Servizi sociali comunali al fine di evitare che il sostegno venga utilizzato in modo improprio”. In particolare, dovrà essere valutata la reale situazione del bisogno economico e la consapevolezza da parte del beneficiario di ottenere un aiuto per un rientro in Patria definitivo e di lungo periodo. È proprio quest’ultimo punto che non convince la Caritas di Rovigo. "Se questi stranieri vanno via – commenta don Dante Bellinati – viene loro impedito di tornare. Ma gli esseri umani non sono merce da spostare a nostro piacimento".

Rovigo, comunque, non è l’unica città in cui si incentivano le partenze degli immigrati. A Vicenza i "rimpatri mutuati" sono stati inventati cinque anni fa, con la collaborazione della Caritas locale: ogni anno la giunta comunale stanzia 50 milioni di euro e per il 2009 il budget è già esaurito. A Treviso il progetto sui rimpatri esiste da quattro anni e coinvolge Comune, Caritas, sindacati e aziende. Anche a Pisa succede qualcosa di simile: la giunta di centrosinistra ha stanziato mille euro per ogni famiglia rom che se ne andrà con l’impegno di non tornare mai più.

Antonia Ilinova

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