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Sacconi: “Una via italiana all’integrazione”

"Nel Piano del governo, né assimilazionsmo, né multiculturalismo". Damiano (Pd): "Dovranno cambiare la Bossi-Fini"

Roma – 16 febbraio 2010 – "Noi presentiamo un piano nazionale per l’integrazione che si chiamerà Identità ed Incontro e sarà la via italiana all’integrazione, rifiutando tanto quel modello dell’assimilazionismo arrogante tanto quello del multiculturalismo indifferente. Questi infatti sono modelli che hanno generato conflitto".

Cosi ieri il Ministro del Lavoro e del Welfare, Maurizio Sacconi, a Treviso per la presentazione di un libro, ha descritto il Piano nazionale dell’Integrazione, che presenterà nelle prossime settimane. Secondo le anticipazioni circolate finora, il Piano sarà centrato su salute, sicurezza, occupazione, giusta remunerazione ed educazione.

"Noi – ha detto Sacconi – prediamo un modello che abbiamo chiamato identità ed incontro, sottolineatura della nostra identità e delle nostre radici in funzione dell’incontro con altre identità e culture". Per Sacconi ciò significa anche "creare uno sviluppo urbano quanto più integrato onde evitare processi espulsivi che poi determino la presenza soltanto di componenti immigrate, magari della stessa etnia, ma anche di più etnie, slegate dalla comunità".

Damiano (Pd) "Dovranno cambiare la Bossi-Fini"
"Dopo i drammatici fatti di queste ore, e dopo quelli ancora oggi sconvolgenti di Rosarno, il ministro Sacconi lancia l`idea dell`integrazione fondata sul lavoro. Dovrebbe spiegare il suo annunciato Piano a quegli esponenti della Lega che vogliono rastrellamenti casa per casa, proposta persino respinta da Bossi“ commenta Cesare Damiano, capogruppo del Partito Democratico  nella commissione Lavoro di Montecitorio.

“Il lavoro come metro di misura – aggiunge il deputato Pd – è una scelta giusta ma allora si tratterebbe di cambiare la Bossi-Fini. Infatti, quella norma non prevede, nell`attuale tempo di crisi, in caso di perdita del lavoro, che il cittadino extracomunitario abbia un tempo sufficiente a disposizione per una ragionevole ricerca di un nuovo impiego”.

“In questo modo- spiega Damiano –  si produce un automatismo tra lavoro e permesso di soggiorno che ricaccia nella clandestinità e nel ricatto della malavita organizzata molti lavoratori e favorisce un processo di disgregazione di questi nuclei familiari le cui conseguenze cadono pesantemente sui loro figli".

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