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Salute. “Più informazione tra medici e immigrati”

Il presidente dell’Amsi, Foad Aodi: “Stranieri non portano malattie, si ammalano qui. Notizie corrette per arginare pregiudizi, potrebbero esplodere alla riapertura delle scuole”

 

Roma – 22 agosto 2011 –Contro allarmismi e falsi pregiudizi è opportuno intensificare la prevenzione sanitaria tra i cittadini immigrati e contemporaneamente serve potenziare i corsi di aggiornamento dei medici.

Questa la ricetta di Foad Aodi, presidente dell’Amsi (Associazione medici di origine straniera in Italia) per affrontare la crescente preoccupazione dopo il caso dell’infermiera con la tbc al Policlinico Gemelli.

Temendo che il caso possa creare un aumento degli atteggiamenti e preconcetti nei confronti degli stranieri, Aodi spiega come siano indispensabili corsi di formazione per i professionisti della sanità.Secondo il presidente dell’Amsi “i corsi sono indispensabili” per rendere i medici pronti alle nuove domande di salute ma anche perché possano diffondere, informando i loro pazienti, notizie corrette arginando la nascita di pregiudizi inutili e dannosi.

“Gli immigrati – spiega Aodi – non portano la tubercolosi dai loro Paesi ma  si ammalano qui, a causa delle condizioni di vita. Su questi temi è importante evitare gli allarmismi, perché rischiano di essere un grave ostacolo per l’integrazione. Da tempo chiediamo l’intensificazione di corsi di aggiornamento ad hoc per gli operatori sanitari. Momenti di formazione che potrebbero essere promossi dal ministero della Salute e dalle associazioni scientifiche e, possibilmente, offerti gratuitamente”.

Il presidente dei medici stranieri sottolinea anche che spesso la tbc è considerata dalla popolazione come una malattia legata solo alla presenza di immigrati. E dopo il caso del Policlinico Gemelli “temo che all’apertura delle scuole possano esplodere i pregiudizi, con madri che non vogliono bimbi stranieri in classe. Dobbiamo puntare sulla formazione e sull’informazione per evitarlo”.

Infine, rivolgendosi alle Istituzioni, Aodi spiega come la promozione di un piano di “campagne di prevenzione e informazione” sia efficace solo  “coinvolgendo le comunità straniera e le associazioni competenti”. Sarebbe inoltre opportuno istituire “consulte regionali su sanità ed immigrazione”.

M.I.

 

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