Massimo della pena nonostante il rito abbreviato. Carfagna: "No al relativismo culturale"
Pordenone – 15 giugno 2010 – E’ stato condannato ieri all’ergastolo il padre di Sanaa Dafani, El Katawi, il cuoco marocchino che il 15 settembre scorso ha ucciso la figlia di 18 anni, ad Azzano Decimo (Pordenone), perchè non condivideva la relazione della figlia con un ragazzo italiano.
Il processo si e’ svolto oggi davanti al gup di Pordenone con rito abbreviato, e questo avrebbe permesso di applicare uno sconto di pena, ma il giudice ha accolto in pieno la richiesta del pubblico ministero di far valere le aggravanti della crudeltà e del legame di parentela. I difensori dell’uomo hanno annunciato che ricorreranno in appello.
Il giudice ha riconosciuto anche un euro di risarcimento simbolico alla Provincia di Pordenone, alla Regione Friuli Venezia Giulia e all’Associazione delle donne marocchine in Italia (Acmid), che si erano costituite parte civile. 50 mila euro andranno invece al fidanzato di Sanaa, Massimo de Biasio, ferito da El Katawi, mentre un’eventuale causa civile stabilirà la cifra da erogare al Ministero delle Pari Opportunità.
"L’ergastolo non e’ sufficiente” ha commentato De Biasio, mentre per Souad Sbai, presidente dell’Acmid, la condanna ”e’ una vittoria per tutta l’Italia e per tutte le donne e gli uomini italiani e immigrati che amano il nostro Paese e che credono nei suoi valori fondanti”. Per il ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna, "da oggi e’ chiaro a tutti che non e’ ammesso alcun relativismo culturale agli occhi della legge, che e’ uguale per tutti, ed esiste a tutela di tutti”.