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Scuola multietnica cambia nome. Makiguchi, non più Pisacane

L’iniziativa del preside perchè l’istituto ha quasi 90% di bambini stranieri. Ma è polemica. La Lega: "schiaffo alla cultura italiana"

Roma – 20 maggio 2009 – La scuola elementare Carlo Pisacane, probabilmente la più multietnica d’Italia, potrebbe cambiare nome. L’eroe risorgimentale italiano potrebbe dover cedere il posto a Makiguchi Tsunesaburo, pedagogo giapponese e fondatore della ‘Soka Gakkai’, movimento religioso di matrice buddhista.

È ciò che vorrebbe la dirigente scolastica, Nunzia Marciano, che ha presentato la proposta al consiglio d’istituto e ha fatto approvare la nuova intestazione in nome del fatto che sui banchi dell’istituto di Tor Pignattara, (popolare quartiere della periferia romana), i bambini stranieri sono otto o nove su dieci, a seconda delle classi; 270 di 24 etnie con prevalenza di bengalesi, rumeni e cinesi. L’idea della direttrice ha però mandato su tutte le furie il ‘Comitato delle mamme – italiane – per l’integrazione’, che combatte da anni per "un’autentica integrazione che non impedisca ai nostri figli di imparare la lingua e la cultura italiana".

Makiguchi è un educatore giapponese che rinnovò fortemente il sistema educativo dell’isola del Sol levante alla fine del secolo scorso, introducendo l’idea che lo scopo dell’educazione sia rendere le persone capaci di creare valore in ogni circostanza e, quindi, costruire la felicità per sé e per gli altri, in aperto contrasto con i sistemi educativi, più restrittivi, del Giappone di allora. Ma i meriti di Makiguchi interessano poco la leader del Comitato, Flora Arcangeli, secondo la quale "la scelta di un nome straniero è solo l’ultimo passo di un disegno che ha portato in otto anni a creare una scuola di soli stranieri ed isolare i bambini italiani".

”In questi anni – sottolinea Arcangeli – non si sono saputi garantire livelli adeguati di socializzazione, di scambio culturale e d’istruzione, e questo ha indotto i genitori a non iscrivere più i propri figli a questa scuola, dove dirigenti irresponsabili hanno agito con insopportabile arroganza contro la cultura italiana, e contro la sensibilità della stragrande maggioranza delle famiglie italiane”. Alla Arcangeli fanno eco numerosi deputati.

La senatrice della Lega Irene Aderenti definisce l’iniziativa "uno schiaffo alla cultura italiana e alla nostra grande tradizione pedagogica". "Intitolare una scuola italiana a un educatore giapponese – ha aggiunto – denota una emarginazione, una negazione e una arroganza nei confronti della nostra cultura. Per pronunciare quel nome serve un corso di lingua". E per Marco Scurria, candidato al Parlamento europeo per il Pdl, la decisione è frutto del "furore ideologico della sinistra per cui quei bambini sono costretti a imparare poesie in arabo invece delle nostre tradizionali filastrocche".

E ancora il deputato del Pdl, Fabio Rampelli, primo firmatario della risoluzione che impegna il governo a stabilire un tetto dei bambini stranieri nelle classi italiane: "Si tratta dell’ennesima scelta che conferma la volontà di smantellare la cultura italiana. La dirigente scolastica – ha detto Rampelli – prima ha trasformato il presepe in un villaggio multietnico con pastori in kefia e donne in burka. Poi ha sradicato la presenza degli scolari italiani nella scuola ignorando un Dpr del Capo dello Stato e tre circolari ministeriali che imponevano il principio dell’equa distribuzione con i bambini stranieri. E ora vuole cambiare il nome della scuola, una provocazione che sconfina nel ridicolo. Rivolgiamo al prefetto e al direttore regionale un appello a non avallare questa scelta e a respingere la domanda del consiglio d’Istituto".

Antonia Ilinova

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