Rappresentano ormai il 5,6% degli alunni nelle scuole italiane. Ma alle superiori 7 su 10 sono in ritardo con gli studi
ROMA – Tutto pronto per la partenza del nuovo anno scolastico. Con un calendario che varia da Regione a Regione, tra il 10 e il 18 settembre la campanella ricomincerà a squillare ogni mattina per quasi nove milioni di studenti nelle scuole, statali e non, di ogni ordine e grado.
A sedersi tra i banchi col magone per le vacanze finite e un po’ di apprensione per interrogazioni e compiti che verranno, anche mezzo milione di figli di immigrati, buona parte dei quali (ostacoli dell’attuale legge sulla cittadinanza permettendo) diventeranno a tutti gli effetti italiani solo dopo aver computo 18 anni. A contarli è la relazione sui "Numeri della scuola" pubblicata oggi dal ministero dell’istruzione.
Si tratta di dati raccolti durante l’ultimo anno scolastico, che non tengono quindi conto dei ragazzi arrivati ora in italia o di quelli nati qui che solo da questo settembre potranno essere ammessi alla scuola dell’infanzia, ma danno comunque il polso di una realtà che diventa sempre più importante. I 501.494 alunni stranieri censiti nell’anno scolastico 2006/7 rappresentavano il 5,6% della popolazione scolastica, il quintuplo rispetto al 2001/2002.
Le presenze si concentrano alle scuole elementari (6,8%) e medie (6,5%), segue la scuola dell’infanzia (5,7%) e quindi, con un distacco più ampio, le superiori (3,8%), a confermare che l’immigrazione in Italia è ancora molto giovane. Il Paese d’origine più rappresentato tra i banchi è l’albanese (15,5%), ma sono gli alunni romeni ad aver fatto registrare l’incremento maggiore rispetto all’anno precedente.
Quasi il 70% degli istituti statali ha alunni stranieri, e se guardiamo alla distribuzione territoriale sono quelli del Nord Est a registrare l’incidenza più elevata (9,3%). Tra le Regioni, la palma va all’Emilia Romagna (10,7%), tra le province a Mantova (14%), mentre Milano (14,2%) vince la classifica del Comuni.
Al di là del dato sulle presenze, fa riflettere quello sul ritardo nel percorso scolastico, che alle superiori vede circa il 70% degli alunni stranieri (contro il 27% degli italiani) frequentare classi non corrispondenti alla loro età anagrafica. Probabilmente pesa il fatto che questi ragazzi si sono spesso inseriti in aula durante l’anno scolastico e non sono riusciti a mettersi in pari i compagni al punto da guadagnarsi al promozione, oppure la scarsa conoscenza della lingua italiana ha spinto le scuole a inserirli direttamente in classi pìù basse. Migliorare questa situazione dovrà essere uno degli obiettivi principali per le politiche dedicate alle seconde generazioni.
(6 settembre 2007)
Elvio Pasca