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Servizio civile anche per gli stranieri? La riforma lascia una porta aperta

Nella riforma presentata alla Camera dal governo non c’è il requisito della cittadinanza italiana. Anzi si spiega che andrebbe eliminato per evitare una procedura d’infrazione

Roma – 19 settembe 2014 – Non difetta di colpi di scena la storia infinita dell‘apertura del servizio civile ai giovani “stranieri”, come vengono ancora considerti ragazzi e ragazze cresciuti in Italia  figli di immigrati.

Riassumiamo le puntate precedenti. La legge, oggi, impone ai volontari il requisito della cittadinanza italiana, che però è stato ritenuto discriminatorio dai giudici del tribunale di Milano. Così, l’anno scorso, la presidenza del Consiglio è stata costretta a riapire il bando accettando anche le domande dei giovani stranieri.

Nelle linee guida per la riforma del terzo settore presentate dal governo lo scorso maggio era prevista  l’istutizone di un Servizio Civile Universale e “la partecipazione degli stranieri”. A luglio, presentando il disegno di legge delega sulla riforma, lo stesso premier Matteo Renzi aveva invece fatto marcia indietro: “Il servizio civile, essendo servizio alla Patria, può essere affidato solo a cittadini italiani”.

Sarà davvero così? A leggere il ddl presentato dal governo alla Camera dei Deputati e assegnato la scorsa settimana alla commissione Affari Costituzionali non c’è da esserne tanto sicuri.

In effetti, nell’articolo che riguarda ilservizio Civile si parla dell'”istituzione istituzione del servizio civile universale finalizzato alla difesa non armata“. E si cita la Costituzione, articoli 52 (“La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino”) e 11 (“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”) .

Manca, però, un riferimento esplicito al requisito della cittadinanza italiana. Si parla solo “di un meccanismo di programmazione, di norma triennale, dei contingenti di giovani di età compresa tra 18 e 28 anni che possono essere ammessi al servizio civile universale e di procedure di selezione e avvio dei giovani improntate a princìpi di semplificazione, trasparenza e non discriminazione” .

Inoltre, nella relazione che accompagna il disegno di legge c’è una bella sorpresa. Riguardo alla compatibilità con la normativa europa si ricorda infatti che sono stati avviati “due casi di preinfrazione (caso EU 1178/10/JLSE e caso EU 5832/13/HOME), nell’ambito dei quali è stata rilevata la contrarietà al diritto dell’Unione europea dell’articolo 3 del decreto legislativo 5 aprile 2002, n. 77, che riserva il servizio civile nazionale ai cittadini italiani”.

Come uscirne? Lo spiega la stessa relazione: “Con la disposizione in cui si fa riferimento a un meccanismo di programmazione …si potrà, in sede di predisposizione dei relativi decreti legislativi, eventualmente prevedere la possibilità di partecipazione al suddetto contingente anche di giovani stranieri”.

Insomma il governo ammette che ci sono ancora margini per aprire il servizio civile agli “stranieri” e che anzi questo sarebbe auspicabile per evitare una bocciatura da parte di Bruxelles. Considerato che sarà lo stesso governo a scrivere i decreti legislativi che renderanno operativa la riforma, più che un “vedremo”, sembra una promessa.

Stranieriinitalia.it

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