Aumentano i casi in cui ai detenuti stranieri si applica l’espulsione come alternativa alla detenzione. L’identificazione per il rimpatrio inizierà appena entrano in carcere
Roma – 6 febbraio 2014 – Lo hanno soprannominato “svuota carceri”, ma vorrebbe essere anche uno “svuota Cie” il decreto legge “sulle misure urgenti in tema di tutela dei diritti fondamentali dei detenuti e di riduzione controllata della popolazione carceraria” in corso di conversione in Parlamento. Stamattina è arrivato il sì della Camera dei Deputati. Ora la parola passa al Senato.
Tra le altre cose, il testo approvato alla Camera interviene sull' l’articolo 16 del testo unico sull’immigrazione, aumentando i casi in cui ai detenuti stranieri si applica l’espulsione come alternativa al carcere quando devono scontare una pena, anche residua, non superiore ai due anni. Vengono esclusi da questa procedura i condannati per reati particolarmente gravi e, specificatamente, i trafficanti di uomini.
Un altro intervento significativo, che traduce in legge una prassi finora applicata con difficoltà nei nostri penitenziari, riguarda l’identificazione per l’espulsione di questi detenuti, che inizierà appena entrano in carcere in modo da porteli effettivamente rimpatriare quando usciranno. La Polizia interesserà subito le autorità consolari dei Paesi di provenienza e il ministero dell’Interno si coordinerà con quello della Giustizia.
È una misura che dovrebbe ridurre uno dei problemi maggiori dei Centri di Identificazione ed Espulsione, dove transitano molti ex detenuti in attesa di rimpatrio. Questo genera sovraffollamento nelle strutture, costringe gli ex detenuti a un ingiusto “supplemento di pena” e fa convivere in condizioni già molto difficili persone che sono finite nei Cie solo perché erano prive di un permesso di soggiorno e persone che hanno commesso crimini di gran lunga più gravi.
Gli ultimi dati del ministero della Giustizia danno la misura di quanto un intervento sulle carceri non possa non tener conto specificatamente dei detenuti stranieri. Al 31 gennaio scorso, a fronte di una capienza regolamentare di 47.711 posti, nei penitenziari italiani erano presenti 61.449 detenuti. Tra questi, ben 21.167, il 34%, erano cittadini stranieri, soprattutto marocchini (3.917, il 18,5% sul totale degli stranieri), romeni (3.401, il 16%), albanesi (2.839, 13,4%) e tunisini (2.518, 11,9%).
Elvio Pasca