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SICUREZZA:P.MIOLI(CEI),NON SI ARRIVI A LOTTA TRA ETNIE

(ANSA) – ROMA, 24 APR – ”Sarebbe un male per tutta la societa’ italiana se, ora che e’ finita la lotta di classe, al suo posto venisse la lotta tra etnie”. Infatti, il problema della sicurezza ”cui si guarda con tutta la serieta’ e la comprensione che merita” non bisogna viverlo ”come se dipendesse solo dal fattore immigrazione: la devianza, infatti, e’ anche tra noi italiani”. Raccomanda equilibrio e sangue freddo, specie in un momento dominato dai toni alti classici di ogni campagna elettorale, il direttore dell’Ufficio immigrati della Cei, padre Bruno Mioli. Tra l’altro, ha spiegato in una intervista all’ANSA, la ”frangia di immigrati dedita alla devianza” non cresce sotto un Governo piuttosto che un altro, ma ”si ricostituisce continuamente sotto l’alternarsi delle maggioranze politiche”. Mentre resta sempre alto lo scontro politico sul tema della sicurezza nell’ultimo scampolo di campagna elettorale, in particolare in vista dell’elezione del sindaco di Roma, padre Bruno Mioli ha gettato acqua sul fuoco delle polemiche invitando ad un approccio razionale solidale. ”La sicurezza – afferma – e’ un grande valore che deve essere tutelato ma non puo’ essere messa in primo piano senza fare riferimento al valore, per noi fondamentale, che e’ quello dell’accoglienza”. Padre Mioli ha messo in evidenza il fatto che ”sotto la competizione elettorale lo stato d’animo diviene esasperato e la concitazione non consente la serenita’ di giudizio e l’equita’ di comportamento”. Il sacerdote ha ricordato che oggi in Italia ”vivono e lavorano quattro milioni di immigrati i quali sono sulla strada di una progressiva immigrazione”. Bisogna dunque distinguere questi da quelli, pochi tutto sommato, che si rendono protagonisti degli episodi di violenza. ”Una frangia del tutto minoritaria – ha osservato padre Mioli – che si ricostituisce continuamente” nonostante ”l’alternarsi delle maggioranze politiche”. Negative poi secondo il direttore Cei sono le ”politiche del trinceramento, di sbarramento delle frontiere” perche’ ”inadeguate”. Vanno piuttosto coniugate, ha aggiunto padre Mioli, con i valori dell’accoglienza che ”non sono solo cristiani ma di tutta l’umanita’ ”. L’esponente della Cei si e’ detto convinto che ”una singola nazione e’ inadeguata a fronteggiare da sola questo problema, poiche’ si tratta piuttosto di un problema di respiro internazionale. E per quel che riguarda l’Italia in particolare, da affrontare nella dimensione dell’Unione europea”. Padre Mioli ha premesso infine di comprendere bene il fatto che la Chiesa parla di ”valori” mentre ”nel dettaglio le cose si fanno certo piu’ complesse”, ma ha ricordato che ”la soluzione tecnica” non puo’ prescindere dalla necessita’ di ”coniugare sicurezza e accoglienza”. (ANSA).

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