Per soggiorni inferiori ai 3 mesi per visite, affari, turismo o studio serve solo una dichiarazione di presenza
ROMA – Uomini d’affari, turisti, e altri visitatori che vogliono passare meno di tre mesi in Italia non perderanno più tempo e denaro per chiedere il permesso di soggiorno. Se non vogliono rischiare un’espulsione dovranno solo informare le autorità che sono arrivati.
Dopo un cammino piuttosto travagliato è stata approvata ieri definitivamente dalla Camera dei Deputati la legge sui soggiorni brevi.
Secondo il testo, che entrerà in vigore dal giorno successivo alla sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, "per l’ingresso in Italia per visite, affari, turismo e studio non è richiesto il permesso di soggiorno qualora la durata del soggiorno stesso sia non superiore a tre mesi". Naturalmente questo non vuol dire che chiunque può entrare liberamente in Italia: a meno che non ci siano accordi particolari con il Paese d’origine, rimane indispensabile un visto d’ingresso, altrimenti si è clandestini.
Chi arriva in Italia dovrà comunque dichiarare la sua presenza alle autorità: immediatamente alla polizia di frontiera o entro otto giorni presso la Questura nel caso in cui arrivi qui passando da Paesi dell’area Schengen (Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna, Svezia, Islanda e Norvegia). Un decreto del Viminale definirà meglio questa procedura, probabilmente prevedendo un modulo unico per la dichiarazione.
È importante non dimenticare la dichiarazione di presenza. Chi non la presenta nei termini previsti dalla legge può essere espulso, a meno che il ritardo non sia giustificato da cause di forza maggiore, così come chi si trattiene oltre la validità del visto con cui è entrato in Italia.
Plaude alle nuove norme Emma Bonino, ministro per il Commercio Internazionale e per le Politiche Europee, secondo la quale "ora sarà più facile attirare in Italia talenti stranieri" come "laureati, ricercatori, manager e lavoratori altamente specializzati".
"Fino a ieri – commenta il ministro – abbiamo assistito a una burocrazia ‘ammazza impresa’: per ottenere un permesso di soggiorno per brevi permanenze il manager cinese o indiano poteva attendere, per adempimenti vari, anche alcuni mesi. Solo che il via libera spesso arrivava quando magari il lavoro non c’era più o l’affare era già concluso se non addirittura sfumato. Adesso, allineandoci alla normativa comunitaria, si volta pagina, e l’Italia ha un elemento in più per tornare competitiva".
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Disciplina dei soggiorni di breve durata degli stranieri per visite, affari, turismo e studio
(17 maggio 2007)
Elvio Pasca