I lavoratori immigrati sono diventati "indispensabili" nella raccolta delle fragole nel Veronese, delle mele in Trentino, della frutta in Emilia Romagna, dell’uva in Piemonte, del tabacco in Umbria e Toscana e del pomodoro in Puglia
Lo sottolinea la Coldiretti, che ha collaborato alla redazione del 16/mo Rapporto Caritas/Migrantes sull’immigrazione, nel sottolineare che "sono saliti a 129.004 i rapporti di lavoro in agricoltura identificati negli archivi Inps e riconducibili a soggetti non italiani".
I lavoratori stranieri presenti nelle campagne italiane appartengono a 155 diverse nazionalità anche se a trasferirsi in Italia per lavorare in agricoltura – sostiene la Coldiretti – sono principalmente i polacchi (16%), i rumeni (15%), gli albanesi (11%) e gli indiani (7%).
"Dati che evidenziano – sostiene la Coldiretti – la determinazione della parte più sana ed economicamente attiva dell’imprenditoria agricola a perseguire percorsi di trasparenza e qualità del lavoro".
Sono molti i ‘distretti agricoli’ dove i lavoratori immigrati sono diventati "indispensabili", come nel caso della raccolta delle fragole nel Veronese, delle mele in Trentino, della frutta in Emilia Romagna, dell’uva in Piemonte, del tabacco in Umbria e Toscana o del pomodoro in Puglia.
"Si tratta di un evidente dimostrazione che – conclude la Coldiretti – gli immigrati occupati regolarmente in agricoltura contribuiscono in modo strutturale e determinante all’economia agricola del Paese e rappresentano una componente indispensabili per garantire i primati del made in Italy alimentare nel mondo".
(31 ottobre 2007)