A Padova il consigliere Schiavolin annuncia un esposto in Procura dopo che sulla sede del consiglio di quartiere è stato esposto il tricolore blu, giallo e rosso per segnalare alcuni eventi organizzati da un’associazione romena. “Non dobbiamo consentire a chiunque di fare quello che vuole con le nostre istituzioni”
Roma – 5 dicembre 2011 – Se Umberto Bossi voleva usare la bandiera italiana come carta igienica, un suo più educato ma non meno battagliero epigono se la prende con quella romena, tanto da volerla portare in tribunale.
A Padova, dove un consigliere di quartiere del Carroccio, Pierpaolo Schiavolin, è andato su tutte le furie dopo aver visto sventolare per due giorni da un balcone della sede del consiglio di quartiere il tricolore blu, giallo e rosso. L’1 e il 3 dicembre il consiglio ha infatti concesso quei locali all’associazione culturale romena Columna per alcuni eventi legati alla festa nazionale: un concerto, un film e una mostra fotografica.
“Già dal primo pomeriggio di giovedì ho notato la bandiera esposta verso il parcheggio ed ho chiesto spiegazioni al presidente il quale mi aveva promesso che sarebbe stata tolta” ha raccontato sconcertato Schiavolin al Gazzettino. Anche perché la promessa non è stata mantenuta,ma si è arrivati a “un risultato ridicolo. Alla grande bandiera romena è stata associata una bandiera più piccola”.
Mentre i maliziosi si chiedono quale dei due tricolori sia in realtà intimamente più fastidioso per il consigliere leghista, questo ha annunciato un esposto alla Procura”. “Non posso pensare – spiega con ritrovato orgoglio repubblicano – che dobbiamo consentire a chiunque di fare quello che vuole con le nostre istituzioni”. Però premette: “non ce l’ho con i romeni che sono persone integrate e che lavorano sodo”.
Intervistata da Gazetaromaneasca.com, la presidente di Columna Elena Radulescu (che a quanto pare è integrata e lavora sodo) denuncia invece l’ostilità della Lega Nord e della destra verso l’associazione. E intanto chiarisce che quel tricolore romeno al balcone non era un segnale politico, ma stradale: “Ho voluto indicare ai concittadini che volevano partecipare dove si svolgevano gli eventi, questo è un edificio nuovo, poco conosciuto, soprattutto tra i rumeni”.
Elvio Pasca