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SVIZZERA DA DOMANI IN AREA SCHENGEN, MA CAMBIA POCO

(ANSA) – COMO, 11 DIC – Non ci sarà domani una rivoluzione al valico di Como-Brogeda, anche se la Svizzera entrerà a far parte, come membro, dell’area Schengen. Cade così l’ultima barriera alla libera circolazione delle persone in Europa e agli unici confini terrestri extracomunitari d’Italia, quelli svizzeri, non potranno più essere effettuati "controlli sistematici". Ma in pratica ben poco è destinato a cambiare, se non qualche, limitata velocizzazione nel traffico alla frontiera. La Svizzera, infatti, ha aderito solo all’area Schengen, ma non all’Unione doganale, tantomeno all’Unione europea, per cui resteranno in vigore tutti i controlli che attualmente vengono effettuati dalla Guardia di Finanza in tema di merci e repressione dei reati. Come, ad esempio, in tema di trasporto di sostanze stupefacenti. Da tempo, alle frontiere italo-svizzere i controlli sistematici sull’identità delle persone erano di fatto scomparsi. Anzi, dopo la riorganizzazione delle guardie di confine svizzere, già da anni molti valichi erano presidiati da gendarmi elvetici soltanto in determinate fasce orarie, per cui controlli non ne venivano effettuati. Né da domani i controlli sulle persone saranno aboliti tout court: "Semplicemente cesseranno quelli sistematici, ma cominceranno quelli di retrovalico", spiega il questore di Como, Massimo Maria Mazza. Vale a dire che le pattuglie di polizia faranno comunque controlli dei documenti nella fascia di confine. Certo, si verificheranno velocizzazioni nelle ormai consuete colonne al valico autostradale di Como-Brogeda (traffico pesante escluso), perché qualche controllo sporadico veniva ancora effettuato, ma sarebbe sbagliato immaginare uno scenario da ‘porte aperte’ quale c’é ad esempio ai confini con Austria, Francia o Slovenia. Anzi, giusto per fare intendere che da domani non sarebbe iniziata l’era del bengodi, l’Agenzia delle Dogane proprio in questi giorni ha comunicato che diventano ancora più restrittivi i limiti di importazione di merce dalla Svizzera in esenzione da imposte, dazi e accise. Chi abita in una fascia di 15 km dal confine elvetico, infatti, non potrà importare dalla Confederazione beni acquistati oltreconfine del valore superiore di 20 euro. Oppure non più di 25 grammi di tabacco da fumo, 12,5 centilitri di bevande alcoliche con più di 22 gradi. L’unica, vera, liberalizzazione riguarda invece caffé, té e profumi, che si possono importare liberamente senza pagare dazio. Limiti che si allargano per gli italiani che risiedono a più di 15 km dalla frontiera, ma non più di tanto: la francighia è di 300 euro a testa, purché i beni importati siano ad uso personale. In caso contrario, la contestazione resta la stessa di cent’anni fa: contrabbando. C’é poi un’altra incognita: gli accordi bilaterali con l’Italia e, indirettamente, l’adesione a Schengen, saranno oggetto l’8 febbraio prossimo di un referendum popolare in Svizzera, sostenuto dai partiti antieuropeisti, ma al quale hanno dato il consenso, ad esempio, anche i sindaci di Chiasso, Mendrisio e Lugano, vale a dire le tre cittadine svizzere più vicine all’Italia. In caso di approvazione, si tornerà allo status quo. (ANSA).

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