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Tecnologia e migranti: perchè per Amnesty International nell’era digitale i diritti umani sono a rischio

Roma, 5 febbraio 2024 – Amnesty International, attraverso il suo ultimo studio, “Difendere i diritti dei migranti e dei rifugiati nell’era digitale”, ha lanciato un preoccupante campanello d’allarme su un dilemma etico emergente. Con la sua analisi, infatti, si mette in evidenza come l’accelerato progresso tecnologico stia minacciando i diritti umani nei sistemi globali di gestione delle migrazioni.

Migranti, l’allarme di Amnesty International

Come spiega lo studio, i governi di tutto il mondo hanno adottato tecnologie specifiche per controllare i flussi migratori e gestire le richieste d’asilo. Tuttavia, queste tecniche comportano una serie di rischi significativi e sfide etiche. Negli Stati Uniti, per esempio, l’uso dei programmi Intensive Supervision Appearance e Electronic Monitoring Device è stato implementato per sorvegliare i migranti e i richiedenti asilo rilasciati, con l’obiettivo dichiarato di offrire opzioni di libertà. Questo, però, solleva gravi preoccupazioni riguardo alla profilazione e alla limitazione della privacy.

Nel Regno Unito, invece, Amnesty riferisce dell’uso di “tagging” elettronico alla caviglia per monitorare gli stranieri in procinto di essere rimpatriati e propone l’implementazione di tecnologie di tracciamento tramite “smartwatch” con riconoscimento facciale. Nell’Unione europea, poi, l’uso di droni e sistemi di sorveglianza aerea in tempo reale è stato adottato per identificare barche di rifugiati nel mar Mediterraneo centrale, coordinandosi con le autorità libiche per prevenire l’approdo alle coste europee.

Le preoccupazioni sulla mancata tutela dei diritti umani

“Le tecnologie digitali stanno rafforzando regimi di frontiera che impattano in modo sproporzionato sulle persone razzializzate. Un razzismo intrinseco è profondamente radicato nella gestione delle migrazioni e nei sistemi di asilo. Queste tecnologie alimentano pregiudizi e errori intrinseci che minacciano il diritto alla non discriminazione, oltre ad altri diritti umani”, ha dichiarato Charlotte Phillips, consulente di Amnesty International per i diritti di rifugiati e migranti. C’è poi la questione del programma iBorderCtrl, attualmente operante in Ungheria, Grecia e Lettonia. ” Il programma usa l’intelligenza artificiale per “individuare le bugie” durante gli interrogatori di coloro che cercano di attraversare i confini, analizzando nel dettaglio le espressioni facciali tramite tecnologie di riconoscimento facciale ed emotivo. Coloro che il sistema identifica come “sinceri” ricevono un codice che consente loro di attraversare il confine.”, si legge nel documento.

Per tutti questi motivi, Amnesty International ha sollecitato i governi a evitare l’utilizzo di tecnologie in contrasto con i diritti umani, richiedendo il divieto di strumenti di riconoscimento delle emozioni basati sull’intelligenza artificiale. Inoltre, chiede valutazioni approfondite sull’impatto delle tecnologie digitali sui diritti umani, richiedendo specificamente il divieto di sistemi automatizzati di valutazione del rischio e di profilazione nella gestione dei migranti e dei richiedenti asilo. L’organizzazione, infine, pone un’enfasi particolare sulla necessità di proteggere i dati personali e ridurre i rischi di discriminazione sistematica, ponendo il rispetto dei diritti umani come priorità nei processi migratori assistiti dalla tecnologia.

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