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TERRORISMO: TAMIL; FINANZIAMENTI PER ATTENTATI,30 FERMI/ANSA

SCOPERTA DA POLIZIA ‘RETE’ SU TUTTO IL TERRITORIO NAZIONALE
NAPOLI
(ANSA) – NAPOLI, 18 GIU – Trenta immigrati dello Sri Lanka, tutti di etnia tamil e con regolare permesso di soggiorno, fermati dalla polizia con l’accusa di terrorismo internazionale. Sono accusati di far parte dell’organizzazione Ltte (Liberation Tigers of Tamil Eelam) che, in Italia come in altri paesi europei e del nord-America, raccoglie fondi per organizzare attentati nello Sri Lanka. A scoprire l’esistenza della rete gli investigatori della Digos di Napoli che nei mesi scorsi per caso si sono imbattuti in una vicenda di minacce e intimidazioni che vedevano protagonisti e vittime esponenti della comunità srilankese. Un gruppo che aveva chiesto alla questura di Napoli l’autorizzazione per un corteo di protesta contro gli attentati in Sri Lanka aveva subito un avvertimento in stile mafioso da alcuni connazionali perché desistessero dall’iniziativa. Da qui l’avvio delle indagini che, coordinate dalla sezione antiterrorismo della procura di Napoli, hanno portato alla luce le attività dell’organizzazione dedita al procacciamento di soldi per finanziare le attività terroristiche che da decenni insanguinano il loro paese. Soldi versati talvolta volontariamente, ma assai spesso sotto minaccia di ritorsioni (di qui anche l’accusa di estorsione) nei confronti di parenti rimasti nello Sri Lanka. Una attività che consentiva – hanno accertato gli inquirenti – di raccogliere una somma pari a tre milioni e mezzo di euro all’anno. Numerosi indagati si erano stabiliti da diversi anni in Italia dove svolgevano, come la maggior parte della comunità cingalese e tamil, lavori domestici o di badanti. Chi consegnava il denaro otteneva di regola anche una ricevuta, poi gli "spalloni" dell’organizzazione si occupavano del trasferimento delle somme su conti in Svizzera. I trenta provvedimenti di fermo sono stati eseguiti dalla polizia in varie città nell’ambito dell’operazione denominata "Home Tiger": Napoli, Roma, Palermo, Genova, Bologna, Reggio Emilia, Mantova e Biella. Dalle indagini è emerso che la rete Tamil è diretta da uno srilankese, soprannominato "il Grande", che vive a Zurigo. La "rete", oltre alla raccolta di denaro tra i connazionali, provvedeva all’assistenza degli affiliati , in particolare dei latitanti, ed aveva organizzato una sorta di struttura di "intelligence" denominata TIG e composta da un ristretto gruppo di persone assai fidate. Il dirigente della Digos di Napoli, il vicequestore Antonio Sbordone, ha invitato a evitare generalizzazioni, sottolineando che "la stragrande maggioranza di persone che provengono da quel paese sono gente per bene, che lavorano per lo più come domestici e badanti". Il procuratore aggiunto di Napoli Rosario Cantelmo, coordinatore della sezione antiterrorismo, durante la conferenza stampa ha sottolineato che senza le intercettazioni telefoniche non sarebbe stato possibile condurre l’indagine. Le intercettazioni hanno in primo luogo consentito "la creazione di una rete di controllo ampia ed efficace" sulle attività dei presunti terroristi, in modo che gli investigatori della Digos di Napoli, hanno potuto "seguire passo dopo passo" gli indagati. Con le intercettazioni, in particolare, la polizia ha potuto eseguire "tempestivamente sequestri, perquisizioni, acquisizioni di testimonianze". Secondo Cantelmo con le norme inserite nel nuovo decreto invece "ciò non sarebbe stato possibile". Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ha espresso il più vivo apprezzamento al capo della Polizia, prefetto Antonio Manganelli, per l’operazione. (ANSA).
LN/ S41 S0A S04 QBXO

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