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Terza ondata di migranti torna in Italia: il ‘modello albanese’ sotto la lente della Corte di giustizia europea

Roma, 3 febbraio 2025 – Sabato scorso, 43 migranti provenienti da Bangladesh ed Egitto sono sbarcati nel porto di Bari dopo che la Corte d’appello di Roma ha annullato il loro trattenimento in Albania, dove erano stati portati nell’ambito del nuovo piano del governo italiano per il trattamento rapido delle richieste di asilo. Il gruppo – che costituiva la terza ondata di migranti trasferiti in Albania in base all’accordo Roma-Tirana – si trova ora nel centro di accoglienza CARA di Palese.

La decisione della Corte ha rinviato la questione alla Corte di giustizia europea, chiamata a stabilire se Paesi come Bangladesh ed Egitto possano essere considerati “sufficientemente sicuri” da giustificare procedure accelerate di rimpatrio. Questo tema è già emerso nei casi riguardanti i due gruppi precedenti (20 persone in totale), anch’essi tornati in Italia dopo che i giudici italiani avevano rifiutato di convalidare la loro detenzione in centri gestiti dall’Italia in territorio albanese.

Mentre l’esecutivo – sostenuto in particolare dal vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani – ribadisce la volontà di proseguire con il piano, ritenendolo uno strumento indispensabile per arginare l’immigrazione irregolare, dall’opposizione e dalle ONG arrivano dure critiche. In particolare, il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle definiscono la strategia “propagandistica e costosa”, sottolineando la sua inefficacia di fronte ai continui arrivi via mare (oltre 3.000 a gennaio).

La Corte di giustizia europea si pronuncerà sul caso il 25 febbraio, in una sentenza attesa e destinata a chiarire la legittimità del “modello albanese”. Nel frattempo, i giudici italiani hanno già sancito più volte che non sussistono le condizioni per trattenere i migranti in Albania, e le forze dell’ordine hanno accolto i 43 uomini sabato sera a Bari, con l’ausilio di personale sanitario e attivisti. L’esito di questa vicenda, che coinvolge il delicato equilibrio tra sicurezza e tutela dei diritti, potrebbe avere un impatto rilevante anche sugli assetti futuri della politica migratoria europea.

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