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Terzo rigetto al trattenimento dei migranti: 43 richiedenti asilo liberati e rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia UE

Roma, 1 febbraio 2025 – La Corte d’appello di Roma ha emesso una decisione che segna un ulteriore colpo alla politica migratoria del governo Meloni. In una udienza tenutasi in videocollegamento, i magistrati hanno annullato il provvedimento di trattenimento applicato a 43 richiedenti asilo, di provenienza bengalese ed egiziana, destinati al trasferimento in Albania. La decisione, che replica il rigetto già pronunciato in precedenti casi, rinvia inoltre alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea il compito di chiarire i criteri con cui un Paese possa essere definito “sicuro” per determinate categorie di persone.

La procedura accelerata e le criticità dei paesi sicuri

Secondo la normativa attualmente in vigore, i richiedenti asilo provenienti da Paesi designati come sicuri – tra cui il Bangladesh e l’Egitto, secondo un decreto ministeriale del dicembre scorso – possono essere trasferiti in Albania tramite una procedura accelerata di frontiera. Tuttavia, i giudici hanno sottolineato che il decreto non ha considerato il mancato rispetto delle condizioni di sicurezza per alcune categorie di persone vulnerabili, come la comunità LGBTQI+, le vittime di violenza di genere (incluso il rischio legato alle mutilazioni genitali femminili), le minoranze etniche e religiose, e coloro che sono accusati di reati di natura politica o condannati a morte.

I magistrati hanno evidenziato che le informazioni fornite dalle fonti ministeriali, che giustificano la designazione di Bangladesh ed Egitto come “sicuri”, non tengono conto delle reali condizioni sociali e politiche che interessano specifiche categorie di migranti. Di conseguenza, hanno ritenuto necessario formulare un rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia UE per dirimere i contrasti interpretativi tra il diritto europeo e quello italiano in materia.

Le conseguenze immediate: la liberazione dei 43 migranti

Con il verdetto unanime, la Corte d’appello ha disposto la liberazione dei 43 richiedenti asilo, che potranno essere trasferiti a Bari nella serata di sabato. L’udienza, svolta tramite videoconferenza, ha visto i legali dei migranti presentare le proprie argomentazioni contro il provvedimento di trattenimento nel centro di Gjader. La decisione, mantenendo la medesima composizione in parte delle toghe che avevano già emesso precedenti rigetti, segna il terzo episodio in cui il sistema giudiziario ha posto in discussione l’applicazione della procedura accelerata.

Reazioni dal governo e dal panorama politico

Il governo ha reagito con grande stupore alla decisione, sostenendo che “non c’è la necessità di aspettare il pronunciamento della Corte di Giustizia europea” e assicurando che “si è al lavoro per superare anche questo ostacolo”. Dal fronte maggioritario, Galeazzo Bignami di Fratelli d’Italia ha puntato il dito contro quella che ha definito una “presa di posizione che sembra andare oltre l’ambito giuridico”, accusando una parte della magistratura di opporsi alle misure adottate per garantire la sicurezza e contrastare l’immigrazione irregolare.

L’opposizione, invece, ha colto l’occasione per attaccare l’Esecutivo. La segretaria dem Elly Schlein ha parlato di “clamoroso fallimento” del governo e ha annunciato l’intenzione di richiedere un resoconto dettagliato dei costi sostenuti dallo Stato, stimati in oltre un miliardo di euro – risorse che, secondo l’opposizione, sarebbero potute essere investite nel rafforzamento della sanità pubblica. Anche Matteo Renzi e altri esponenti hanno denunciato l’“irragionevole, illogica, illegale” scelta migratoria, mentre esponenti di +Europa e Avs hanno definito l’episodio “la pietra tombale” per le politiche migratorie attuate finora.

Dal fronte degli esponenti della Lega e di Forza Italia, voci come quelle del vicesegretario Andrea Crippa e del deputato Maurizio Gasparri hanno definito la decisione come un’invasione di campo da parte della magistratura, accusandola di boicottare le misure di sicurezza del governo e di favorire gli interessi di migranti irregolari.

Uno scenario di incertezza per il futuro

La vicenda evidenzia le difficoltà nell’applicazione della procedura accelerata di frontiera e nella definizione dei criteri per la designazione dei Paesi sicuri, ponendo nuovamente l’attenzione sui contrasti tra le interpretazioni del diritto italiano ed europeo in materia di asilo e immigrazione. La decisione della Corte d’appello di Roma, oltre a liberare i 43 richiedenti asilo, lascia in sospeso un quesito fondamentale, che la Corte di Giustizia UE dovrebbe chiarire con il suo pronunciamento atteso per il prossimo 25 febbraio.

Il pronunciamento della Corte di Giustizia potrebbe rivelarsi decisivo per il futuro delle politiche migratorie italiane, influenzando il modo in cui il Paese gestisce i trasferimenti e le procedure di asilo, in un contesto politico e istituzionale sempre più acceso e complesso.

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