Roma, 4 maggio 2022 – A Torino il 15% della popolazione complessiva è composta da cittadini stranieri. Persone che, spesso e volentieri, sono cresciute in quella città, in questo Paese, ma che a oggi non vengono ancora riconosciute. “Non si può essere cittadini stranieri per sempre“, ha infatti sottolineato Abdullahi Ahmed, consigliere comunale eletto con il Partito Democratico alle scorse elezioni.
Torino, l’appello alla riforma sulla cittadinanza
Non si può negare che nel tempo Torino sia diventata a tutti gli effetti una città multiculturale. “Il rilancio internazionale della città deve partire dagli stranieri che sono a Torino ci devono essere iniziative per accogliere chi arriva e anche per integrare. Gli incontri tra gli studenti internazionali, gli scambi internazionali e le iniziative per promuovere la fruizione degli eventi da parte di tutti sono importanti perché aiutano a far sentire tutti parte della medesima comunità”, ha sottolineato anche la vicesindaci della città Michela Favaro. D’altronde la comunità straniera oggi conta almeno 128mila cittadini, ovvero il 15% della popolazione complessiva. Significa che un cittadino su dieci è straniero, ma non ha la cittadinanza.
La burocrazia che c’è dietro al riconoscimento, poi, non permette di accelerare le pratiche: se si considerano il 2020 e il 2021, infatti, sono riusciti a ottenere la cittadinanza solo 11mila persone delle 128mila residenti. “Il decreto sicurezza ha aumentato i tempi per il rilascio perché una volta ottenuti i requisiti e fatta la domanda ci vogliono quattro anni per ottenere la risposta. Penso che nei prossimi due anni quel numero sia destinato ad aumentare”, ha spiegato Abdullahi Ahmed. Tra l’altro, secondo i dati del registro Imprese della Camera di Commercio di Torino, al 31 dicembre 2021, le imprese create o gestite nell’area Piemontese da persone straniere sono 48.676: una realtà significativa e che rappresenta il 13,4% del totale.
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