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Ius Scholae, quanti sono i minori che avrebbero diritto alla cittadinanza

Roma, 4 maggio 2022 – Nonostante l’ostruzionismo presentato dal centrodestra, la proposta dello Ius Scholae sembra convincere i più. Con questa riforma, infatti, si punta a riconoscere la cittadinanza a coloro che siano nati o arrivati in Italia prima del compimento dei 12 anni, che abbiano risieduto qui senza interruzioni e abbiano effettuato un percorso scolastico di almeno cinque anni nel nostro Paese. La richiesta, infine, dovrebbe essere presentata da entrambi i genitori residenti legalmente in Italia. Ma perché è così importante? Perché i numeri di chi ne avrebbe diritto sono davvero alti.

Ius Scholae, i numeri degli studenti stranieri in Italia

Secondo gli ultimi dati recentemente pubblicati dall’Istat, il numero di minori nastrini che abitano nel nostro Paese supera 1 milione. Si tratta circa dell’11,5% della popolazione residente al di sotto dei 18 anni. Inoltre, secondo le stime del report del Ministero dell’Istruzione rispetto agli anni 2019/2020, gli alunni con cittadinanza straniera nelle scuole di ogni ordine e grado (dall’infanzia alla secondaria di II grado) sono 876.801. Corrispondono al 10,3% del totale della popolazione scolastica e per quasi due terzi (573.845) sono nati in Italia. Questi ultimi rappresentano oltre l’80% degli alunni con cittadinanza straniera nella scuola dell’infanzia, il 75% nella scuola primaria, il 62% nella secondaria di I grado e poco più del 40% nella secondaria di II grado.

Considerando questi numeri e il requisito di almeno cinque anni di svolgimento di un ciclo scolastico imposto dallo Ius Scholae, i minori che riuscirebbero a ottenere la cittadinanza in quanto alunni iscritti alla scuola secondaria di I e II grado sono circa 330 mila. Sicuramente la cifra rappresenta un limite superiore, che tende a sovrastimare il numero dei potenziali beneficiari. Perché include anche chi è arrivato da poco in Italia, e quindi non ha concluso i primi cinque anni di studio nel nostro Paese. Più o meno, nel 2019/2020, si parlava di 9.600 alunni entrati nella prima volta nelle scuole secondarie di I grado. E 8.200 in quelle di II grado. Dai dati ministeriali, inoltre, emerge che mediamente oltre la metà degli alunni stranieri della scuola secondaria è nata in Italia: circa 170 mila.

E’ chiaro, quindi, che una riforma sulla cittadinanza come lo Ius Scholae è già più che necessaria. Anche perché, a differenza dello Ius Soli, non vuole fare altro che riconoscere agli stranieri che sono cresciuti nel sistema scolastico italiano la possibilità di diventare cittadini e parte attiva della società in cui vivono. Così che possano smettere di essere considerati semplicemente degli ospiti, favorendo di fatto anche l’integrazione.

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